Biblioteca liberale

Per qualche gara in più (Fabio Cintioli)

Per qualche gara in più

Per qualche gara in più. Il labirinto degli appalti pubblici e la ripresa economica

Autore: Fabio Cintioli
Anno di pubblicazione: 2020

Si tratta di un libro apparentemente tecnico, edito dalla Rubbettino, ma che ha degli spunti molto interessanti. Si parla di appalti pubblici, di gare, di riforme che «nel corso degli anni non hanno migliorato la situazione» scrive Fabio Cintioli, in Per qualche gara in più. Il testo è realizzato sotto forma di domanda e risposta per renderlo più fruibile, immagino, ai non addetti ai lavori.

L’autore ha il coraggio di affermare che «la tutela della concorrenza e la prevenzione della corruzione non possono sacrificare l’interesse principale: quello di eseguire gli appalti». Capiamo bene perché le numerose norme sulla corruzione possano essere un ostacolo, ma la parte, forse più suggestiva, riguarda per un liberale, il totem della concorrenza. Vediamo cosa scrive Cintoli: «La questione è capire che cosa sia passato sotto la bandiera ufficiale della concorrenza. (…) La non definizione della concorrenza ha reso possibile che in nome di essa si sviluppasse il formalismo giuridico e trionfasse un irrigidimento burocratico senza eguali. Questo è accaduto anche perché la concorrenza era un concetto ‘empatico’: piaceva perché era in sintonia con la storia e perché ammantato da una radice europea che in quegli anni era sinonimo di aprioristica condivisione. Ecco, torno a questo aspetto per dire che il formidabile successo della parola concorrenza nel campo degli appalti pubblici è andato di pari passo con la sua inclusione nell’area magica del politicamente corretto. E il politicamente corretto, nel nostro caso, è quello che ha abbracciato l’idea che l’aumento dei procedimenti di gara fosse intrinsecamente giusto. Si era avviato un percorso che si sarebbe compiuto con l’avvento dell’anticorruzione come nuova ragion per cui di queste norme».

L’autore parla delle norme fintamente concorrenziali, ad esempio, del cosiddetto outsorcing obbligatorio, per cui le imprese devono ridurre il perimetro delle loro competenze e del proprio personale, per affidarlo a gare pubbliche. Senza parlare delle numerose norme e sentenze contrarie ai cosiddetti affidamenti diretti: “non fare la gara equivale a sottrarsi al mercato”. Sotto la parolina magica, concorrenza appunto, conclude Cintioli: «Abbiamo contribuito alle cause della paralisi degli appalti pubblici: troppo norme, troppi procedimenti, troppi vigilanti, troppi processi, poca discrezionalità». Un punto di vista spiazzante per un liberale. Ma come non condividerlo. Non basta usare o abusare del termine concorrenza, per rispettare davvero il mercato.

Nicola Porro per Il Giornale 31 marzo 2024

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