Politica

L’Autonomia danneggia la scuola? Perché Landini dice una balla

Si risveglia il segretario della Cgil, stavolta per attaccare il dl Calderoli. Ma i sindacati non sono più credibili

Autonomia Differenziata Landini © STILLFX e Diego Maravilla tramite Canva.com

Prosegue spedita la campagna di demonizzazione del disegno di legge sulle autonomie. Dopo le opposizioni, adesso è il turno dei sindacati, in aperta contestazione contro la riforma Calderoli, soprattutto per gli aspetti concernenti l’istruzione. In prima fila, a guidare la protesta anti governativa, non poteva ovviamente mancare il solito Maurizio Landini, a dipingere un quadro apocalittico di quello che sarà il mondo della scuola dopo l’approvazione del ddl Calderoli.

Il segretario della Cgil riprende anch’egli il tema caro ai partiti di opposizione, ponendo l’accento sul presunto divario tra nord e sud che verrebbe a originarsi nei sistemi scolastici regionali per effetto diretto della riforma. Di più: Landini si spinge ancora più in là, paventando persino dei pericoli per l’unità e l’identità culturale dell’Italia ed etichettando il disegno di legge come una follia che denoterebbe l’incapacità dell’esecutivo di affrontare i problemi del paese e intraprendere un vero percorso riformatore in materia di istruzione.

Orbene, ferma restando la legittimità delle molte obiezioni mosse da Landini nei confronti della riforma Calderoli (perlopiù ideologiche, ma vabbè), non si capisce perché, nei precedenti cinque anni alla guida del sindacato rosso, il segretario della Cgil non abbia praticamente mosso un dito per migliorare le condizioni dei lavoratori della scuola italiana. La precarietà del personale docente è da tempo immemore una piaga che inficia la qualità e la continuità dell’insegnamento, si pensi solo alle migliaia di cattedre vacanti (soprattutto nelle regioni del nord) ad ogni inizio di anno scolastico. Non solo. Perché la condizione di estrema precarietà, unitamente al livello medio degli stipendi, che, ricordiamolo, resta uno dei più bassi in assoluto dei paesi dell’Eurozona, toglie altresì motivazione, prestigio e autorevolezza alla figura del docente.

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Ebbene, tanto la precarietà, quanto il livello stipendiale dei lavoratori della scuola, dovrebbero rientrare tra le competenze del sindacato e meritare le attenzioni di chi, come Maurizio Landini, svolge attività sindacale a determinati livelli. Eppure, in questi anni quasi nulla è stato fatto per migliorare la condizione dei lavoratori del comparto istruzione e, di conseguenza, per rendere più moderna ed efficiente la scuola italiana.

Fatta eccezione per i soliti scioperi ad orologeria (la vera specialità della casa), proclamati ovviamente in prossimità di week end o ponti vari, e serviti più che altro ai leader sindacali per guadagnare le prime pagine dei giornali (e non certo a tutelare i diritti dei lavoratori). E adesso, che con la riforma sulle autonomie si prospetta la possibilità di intervenire sui sistemi scolastici regionali per tentare di superare le tante criticità che questi presentano (e non certo per colpa del ddl Calderoli), i sindacati cosa fanno? Insorgono, protestano, gridano allo scandalo, annunciano l’Apocalisse.

E no caro Landini e carissimi compagni tutti, non è così che funziona. La scuola italiana ha bisogno di interventi urgenti e strutturali tesi ad efficientarla e a renderla più competitiva, e non certo di passerelle una tantum, proclami vari e critiche gratuite, e se adesso, dopo anni di vana attesa, ciò dovesse arrivare tramite l’autonomia, allora che ben venga.

Salvatore Di Bartolo, 26 gennaio 2024

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