Sport

Le queer Olimpiadi di Macron fanno schifo

Parigi 2024 al giro di boa.

Macron Olimpiadi © RudyBalasko e ภาพของnisara tramite Canva.com

Ci avviamo verso la fine, se le Iperdieux lo vult, ma di quest* Transolimpiadi che probabilmente hanno aperto una nuova finestra di Overton con vista sull’Agenda 2030, si può già trarre un bilancio. Mesto, triste, cupo, lugubre bilancio. Qualcosa che manco i dada sul Monte Verità strafatti di peyote in acido insieme ai più allucinati queerfreak potevano concepire diretti da Mario Monicelli. Già dalla solenne apertura si capiva come andava a finire, con la bufera con sotto i capi di Stato, Mattarella incerato, Macron il padrone di casa che se la ride ben riparato mentre si rifà il trucco, gli sportivi sui battelli tipo gita organizzata, la cerimonia satanica per infangare il solo cristianesimo “perché l’Islam è minoritario” (no, perché l’Islam ci mette niente a farti 1, 100, 1000 altri Charlie Hebdo), e comunque serviva ad imporre l’allucinazione della lobby queer che come dice Federico Rampini “è potentissima e cattivissima”.

Era l’Ultima Cena, no era Dioniso, Dioniso in mezzo agli apostoli, ma che vuoi tu, che ne capisci, io so le cose e quella era l’Ultima Cena fluo, pure Leonardo era frocio, e la Maria Antonietta fuori di testa, come il regista Jolly nel giro queerissimo di Macron, e quelli che ammettono: sì, l’abbiamo fatto, ci abbiamo pensato due anni a come umiliare i simboli cattolici, fortuna dieci giorni dopo se ne accorge pure papa Bergoglio che manda un comunicato gesuitico, quasi quasi si scusava il Vaticano. Otto miliardi di euro investiti in queste Olimpiadi patafisiche, oltre uno per bonificare la Senna in cui si specchia la fogna di questi giochi olimpici, atleti che vomitano appena esserne usciti, altri ricoverati con la salmonellosi, “ma è colpa dei cambiamenti climatici”, quanto a dire una finestrella dentro una finestra di Overton più grande. Gli sportivi messi a cuccia su letti di cartone con materassi di plastica, l’aria condizionata no che alimenta la CO2 (terza finestrella di Overton dentro le altre due), così che debbono andare a dormire al parco come i clochard.

Resta il mistero della CO2 buona, neutra, solo per i potenti, per i Macron del caso, che, per privilegio di casta, non scorreggiano mai. E ancora le maschie, i femmini, gli atleti che non sai dove metterli, i CIO che rifanno le leggi ad personam, ad hormonem, il balletto delle federazioni, n’omo ‘na donna, ‘n’omo ‘na donna, va a finire che le due “pugila”, algerina e taiwanese, dopo aver pestato tutte le donne si sfidano tra loro, le maschie, per una medaglia nella boxe femminile, ma no, cosa dici, sono di due categorie diverse, pesano diverse, non possono sfidarsi, e beh? Perché? Non s’era detto che al mondo è tutta questione di percezione? Che facciamo? Ci mettiamo a discriminare sulle libbre? Body sceming? Scusate: cosa ci impedisce di percepirsi, percepirci, venti trenta chili più o meno di quelli che segna la bilancia, fascista, putiniana? Al limite il CIO varerà in fretta e furia un regolamento speciale per detrarre il peso delle ossa, dell’uccello ove presente, una pesatura lorda, che vuoi che sia. Dulcis in fundo, mettiamoci i tanti troppi arbitraggi livello Byron Moreno, siccome le olimpiadi sono il trionfo dell’equità e della inclusione, dello spirito decoubertiniano, ma come potete pensare, noi qui solo e soltanto sport.

Una edizione di Senna, per dire demmerda. La più incredibile, vergognosa, sgangherata, cialtronesca, illusionistica non solo dai tempi moderni. Tempi moderni, sì, ma alla Charlie Chaplin. Immersa nella Senna dell’ideologia woke, anche per questa empia rappresentazione di uno sport senza lo sport si potrebbe dire: non c’è quello che c’è ma c’è quello che non c’è. Poca passione, pochi record, poche star, su tutte il grandissimo turco, il Callaghan della pistola ad aria, figura leggendaria in un parterre di campioni anonimi spesso lagnosi, smidollati, isterici, influencerizzati, un gran rumore di fondo, un chiacchiericcio sul politico gossipparo, le ragioni superiori dell’opportunismo fanatico, dell’ideologia dominante, della Narrazione come la chiama il boss del World Economic Forum, Klaus Schwab, quello vestito da guerre stellari, quello che teorizza al mondo uno su due è superfluo, abbiamo 4 miliardi di mangiatori inutili e li sopprimeremo: si impegnano, in molti modi.

Lo stesso pensano, e a volte gli scappa detto, Bill Gates, il filantropo della carne sintetica; George Soros, altro filantropo che destabilizzava il mondo prima con le speculazioni finanziarie, adesso dirigendo flussi incontrollati di clandestini e sovvenzionando il terrorismo a prato basso dei fannulloni climatici; per tacer della Baronessa Siringa. Queste Olimpiadi, di sport poco e niente, di ragion politica, ossia finanziaria, molto e troppo: la loro missione era aprire finestre su finestre di Overton, imporre i miraggi del politicamente corretto, e quando questi miraggi franano, si ingaggia l’informazione a gettone, l’informazione surrealista che straparla di fasciosfera, di ossessione putinista, che si rivela controproducente in modo demenziale come coglie Federico Punzi.

Alla fine il cerchio del paradosso si chiude: le Olimpiadi queer di Macron hanno fatto schifo, queste olimpiadi allucinanti e allucinogene, hanno fatto Senna, ma, proprio per questo, resteranno agli annali come le più sontuose, riuscite, stupende, felici, efficaci, le meglio organizzate, le più eque (e solidali), le più ecologiche, le più mitologiche da Olimpia, 776 avanti Cristo, dove le “pugile” si mazzavano a prescindere dal corredo cromosomico. O no? Chissà, non c’è rimasto nessuno a che c’era a raccontarcelo ma tanto è la Narrazione, bellezza, e, come dice mr Guerre Stellari, “la Narrazione è l’unica cosa vera”. E potrebbe dire: l’unica cosa che c’è anche e soprattutto in quanto non c’è.

Max Del Papa, 5 agosto 2024

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