Probabilmente è una questione di terminologia, di linguaggio per dire di censura. Non poter definire i ruoli, le situazioni per quelli che sono genera ambiguità e l’ambiguità genera la distorsione, l’equivoco coltivato. I mestieri più vecchi e squallidi del mondo si nobilitano nel cannibalismo dei valori, sottoscritto anche dalle chiese, per cui l’unico valore superstite risulta quello della notorietà affaristica, del profitto narcisistico che si ammanta di nuove quanto vaghe catalogazioni: creatrice di contenuti, imprenditrice digitale, personaggio noto, opinionista; reduce da circa 14 anni di galera scontati a singhiozzo, non patisce la antica diffidenza perbenistica di stampo borghese ma se ne nutre, gira i teatri a spifferare cose sconce, non importa se vere, verosimili o inventate di sana pianta, e chi ci va paga da 60 a 100 euro per pendere un’ora dalle sue labbra.
Una che teorizza l’inutilità dello studio, “roba da povere cesse”, può vantare quelli che la mantengono e nessuno osa si sogna più di definirla come è avvenuto per i tre o quattromila anni della storia umana evoluta, diventa una con delle cose da dire, da trasmettere, gira le televisioni e le radio che campano sul morboso affaristico, adesso si è appena rifatta la vagina perché la voleva “perfetta come quella della Barbie”, che non ce l’ha, e ammortizza i 30mila euro dell’intervento facendosi pagare le foto ancora sul letto di degenza e poi nella solita processione empia di un peccato senza più peccato. Ma la politica non è forse risucchiata nella stessa spirale, i partiti, persa completamente la loro funzione di argine democratico di massa, non sono forse diventati meri comitati d’affari che pescano nel mercato pubblicitario degli influencer e dei pregiudicati?
Dicono questi partiti societari: sei nei guai con la giustizia? Benissimo! Tu mi porti un certo numero di voti e io ti garantisco l’impunità. E siccome tutti vogliono entrare in politica, come bene rifugio, il mercato delle malefatte virtuose risulta in perenne crescita. Nel garantismo farisaico non esiste più, nessuno osa più una distinzione sommaria fra giusto e sbagliato, accettabile e discutibile: tutto è in esclusiva funzione della notorietà lucrativa ovvero non importa cosa hai fatto ma che tu l’abbia fatto, e così in una scuola di Gallarate, vicino a Varese, avevano chiamato un pornografo, tale Max Felicitas, a sensibilizzare sul porno, contro il porno. Una presa in giro? Il caso classico di Dracula al reparto trasfusioni? Come vi pare, ma il consiglio scolastico lo ha chiamato e nessuno ci ha trovato niente da obiettare. Questo Max Felicitas risulta uno dei produttori, se preferite dei creatori di contenuti pornografici più estremi e doveva andare insieme a Rocco Siffredi, suo mentore, e siamo già all’avanspettacolo o per metterla in senso colto all’osceno di Carmelo Bene al fuori di scena e forse di senno, qualcosa di inconcepibile, di impensabile per eccesso anche di ridicolo.
Ma tutto si tiene nella koinè del garantismo pilatesco per cui questo Siffredi, famoso per una scena in cui sodomizzava una con la testa infilata nel cesso, è diventato maestro di pensiero e di vita; allo stesso modo il suo adepto Felicitas gira le scuole a insegnare i pericoli di quello che fa lui. Grottesco, perché il porno come noto induce dipendenza per certi meccanismi biochimici legati alle endorfine, insomma scatena gli stessi effetti delle droghe – è una droga di suo e distorce la percezione della sessualità nei più giovani che si abituano a un erotismo a senso unico, fatto di aggressività, di depravazioni al limite o anche contronatura. E un tipo simil va per adolescenti a sensibilizzarli? Logica vorrebbe che almeno si parlasse di ciò che si conosce, cioè per ottenere qualche risultato l’esperto potesse mostrare gli spezzoni delle sue opere, ma il moralismo didattico non ci arriva, ne fa una questione eminentemente parolaia, predicare in modo patetico su ciò che non si osa mostrare, ingenerando solo ulteriore morbosità.
Le componenti scolastiche, tutte, non tanto quella di Gallarate, perché questo Felicitas quando non pratica gira per istituti in tutta Italia, sono di desolante idiozia: pretendono di fare educazione mentale con strumenti tossici in base al moralismo acritico e dunque stupido, ispirato al woke che è precisamente questo, è il relativismo assoluto e distorto per cui “chi siamo noi per giudicare”, un penoso miscuglio di opportunismo confessionale e utilitarismo secolare. Qualcosa contro cui si esponeva in modo dotto l’ultimo papa che abbiamo avuto, il Ratzinger non a caso indotto a togliere il disturbo; poi ne abbiamo avuto uno che era la negazione del ministero pastorale uno che, in piena sintonia coi tempi, poteva dire tutto e il contrario di tutto, poteva scagliarsi contro la frociaggine e insieme sdoganarla, condannare l’aborto ma chiamare sorella una profetessa dell’aborto strutturale come Emma Bonino, nella confusione sconcertante tipica dei diavoli, del pandemonio.
Alla fine l’incontro tra il creatore di contenuti maialeschi e le scolaresche non si farà, si sono messi in mezzo i soliti rompicoglioni pro vita e pro famiglia e l’hanno spuntata. Ma non l’hanno veramente spuntata loro, era la circostanza ad essere invereconda e sono bastate alcune flebili proteste a far rinculare il qualunquismo opportunistico della scuola gallaratese. Felicitas non l’ha presa bene, sotto una foto di lui che fa il gesto della figa, a scanso di equivoci, ha tuonato: “Chi ha preso questa decisione, pagata con soldi pubblici, anche coi miei, dovrebbe cambiare lavoro”. Capite, i pornografi minacciano. Ma la verità è che con soldi pubblici i Felicitas arrotondano e questa è la faccenda più porno, più oscena di tutte. Si consoli l’emulo di Rocco, gli basterà candidarsi in fama di martire. Dove è un dettaglio, così come non esistono più le distinzioni manichee non reggono più, a maggior ragione, neppure quelle ideologiche; può andare coi meloniani come coi salesiani, non cambia niente, non se ne accorge nessuno.
Il partito di Giorgia non ha appena silurato una sua consigliera a Treviglio, che difendeva la maternità a scapito della politica, con argomenti squisitamente piddini?
Max Del Papa, 1° marzo 2025
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