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Lo hanno scritto davvero

trump applauso stampa

Lo hanno scritto davvero. È quasi incredibile. Non possiamo dire assurdo, perché nella vita sono altre le vere disgrazie, ma un tantino da faccia come il fondoschiena, quello sì.

Dovete sapere che ieri Repubblica scriveva un articolo indignato sulle “conferenze stampa stile Maga” alla Casa Bianca. Sintetizzo, perché la notizia in sé conta quel che conta: in pratica Trump viene accusato di aver cacciato i giornalisti dei media mainstream (e su queste colonne lo abbiamo criticato) e per aver aperto le porte a “blogger, influencer e testate legate a finanziatori e alleati di Trump, fedeli al capo”. Decisione criticabile, eppure legittima. In fondo i giornali tradizionali hanno spesso trattato a pesci in faccia il tycoon, dipingendolo come il peggior nemico, difficile dunque chiedergli simpatia in cambio. Giusto o sbagliato che sia, dunque, è in parte comprensibile che l’amministrazione Usa preferisca affidarsi ad altri interlocutori (Musk, per dire, è il teorico dello slogan “i media siete voi“, una sorta di regime change dell’informazione in cui i quotidiani vengono sostituiti da social e citizen journalism).

Quindi sarà anche vero che “le conferenze stampa alla Casa Bianca stanno cambiando genere: non più domande per capire, ma per adulare il presidente”. Ma almeno in Italia non possiamo dare lezioni. Soprattutto non dopo gli ultimi anni, tra Covid e governi tecnici. È assurdo quindi leggere il tono indignato con cui Repubblica riporta che a novembre, a Mar-a-Lago, la residenza privata di Trump, “si è raggiunta la vetta” di questi inchini della stampa al tycoon: “Dopo una conferenza stampa di Trump – riporta sotto choc il collega – alcuni giornalisti avevano fatto partire un applauso“.

Davvero? Un applauso della stampa al presidente in carica? Che scandalo! È indegno! E dove sono finiti i cani da guardia del governo? Dov’è il quarto potere?

Non in Italia. Perché una scena simile noi l’abbiamo già vissuta (per una volta, arriviamo prima degli americani). Era il dicembre del 2021, Mario Draghi entrava alla conferenza stampa di fine anno e i cronisti integerrimi tributavano al potente di turno il loro applauso. E nessuno (o quasi) disse nulla. Perché il clap clap dei blogger Maga a Trump è indegno, ma quello della buona stampa al Superbanchiere invece no. Dà alla lingua tutto un altro sapore.