Politica

“Lo linciano”. Che imbarazzo Rula Jebreal che sbraita per Soumahoro

La giornalista scende in campo in difesa del deputato con gli stivali. E partono gli insulti

L’insulto e la minaccia a palle incatenate sono diventate pratica democratica per la sinistra che riscopre furori movimentisti e guerriglieri. Ipocriti ma sempre utili, secondo la lezione di Lotta Continua che difatti torna ad essere celebrata con documentari ignobili. Diffamazioni, accuse infondate, pupazzi impiccati e bruciati servono a tenere sotto pressione il nuovo potere di destra, transitorio, che ne esce frastornato, incapace di reagire, da cui la palese sottovalutazione di un antagonista che resta comunista, che può perdere nel paese ma non nel gioco di forza del potere vero.

La sgangherata difesa di Rula

Oggi tocca a Rula Jebreal, questa lobbysta dei due mondi, e la sua ennesima sparata, per definizione, non meriterebbe altre considerazioni se non risultasse emblematica di una strategia diffusa, concordata. Sostiene Rula che Aboubakar Soumahoro patisce un brutale, ingiusto, volgare attacco “dalle destre”, dalla stampa e dal sistema della destra neofascista al governo, e fin qui tutto secondo copione, con tanto di arrampicate sugli specchi, “lui non è indagato”, con le illazioni pretestuose che pretendono di farsi verità, sul tenore “linciano lui per attaccare il movimento migrante”, insomma razzisti, razzisti, la Meloni è razzista, l’Italia è razzista. Se conoscete un altro paese razzista che consente a una famiglia africana di razzolare in vent’anni appalti per 63 milioni, di cui ci si chiede oggi la destinazione, ditemelo che parto subito.

Jebreal è quella che declinava al presente l’irrealtà del passato, donna Giorgia definita quasi in combutta con un padre spacciatore e malavitoso, mai frequentato, praticamente sconosciuto. Ma chi lincia sono sempre gli altri, e fra i linciati ci starebbe anche lei, perseguitata “per aver detto la verità”, più realisticamente incapace di assumersi la responsabilità di ogni sua carognata o bestialità, allo stesso modo di un Saviano per il quale definire la neopremier una bastarda che ha sulla coscienza la morte violenta di una bambina è normale esercizio di critica e della sodale Murgia, secondo cui gli scrittori, specie se per autonomina, hanno licenza di uccidere. Ma nel sistema, quello italiano come quello americano, ci sta fino al collo la Rula. Linciato perché nero, il compagno stivali? Ovviamente no, nessun linciaggio, casomai il sacrosanto dovere di voler capire come è stato costruito questo idolo di pezza, secondo ammissioni di qualche giornalista, e anche questo sarebbe da approfondire, che partecipava alla edificazione facendo da scorta e da tirapiedi al futuro deputato.

Il curriculum Soumahoro

E i deputati non salgono “dal basso”, dal vicolo o dal sindacato-giocattolo; salgono da un potere che già bazzicano e che lentamente li svezza, li prepara, infine li lancia. Il “clan Soumahoro” preesiste al populista infangato, comincia a ricevere appalti nel 2012 e non smette più; la compagna, o moglie, non si è ancora capito, con i bagliori delle griffe prima ancora di conoscerlo, bazzicava, a suo dire, ambienti di governo sotto due presidenti, Prodi e Berlusconi, anche se nessuno capisce per far cosa. Quindi si getta nell’avventura solidale: lui, intanto, coltiva il personaggio, fa incetta di copertine, di ospitate e tutti, compresa la suocera, stringono i contatti giusti, ricevono premi, madama Boldrini, lo stesso Prodi, e ancora i Sala, i Majorino, i Saviano, i Fazio, tutta la galassia mediatica, potentissima, di sinistra che adesso lo scarica. Finché il cerchio si chiude con la candidatura a buon fine. Ma il novello Messia la stava facendo troppo lunga con la disinvoltura e con la retorica, e qualcuno, a sinistra, attenzione, ha deciso che poteva bastare. Fine della favola bella e lucrosa.

Coop, la pioggia di finanziamenti

È stato il sindacalista cialtrone ad agevolare la famiglia o il contrario? Comunque due percorsi paralleli nel potere che dopo lunga strada infine si uniscono. Di quale sistema razzista parla Jebreal? Di quale linciaggio vaneggiano i vari Sansonetti, Cazzola, Saviano, Parenzo, Murgia e il resto della parrocchia malpensante? Qui ci stanno, anzi non ci stanno, la bellezza di 63 milioni evaporati a fronte di condizioni disumane in cui, secondo i sospetti degli inquirenti, venivano tenuti i migranti da salvare: carne da cannone, corpi sui quali camminare con gli stivali fino a Montecitorio e fino al Viminale, il Comune di Roma, quello di Latina, l’Inps, le istituzioni più articolate, pubbliche, private, la Luiss, Feltrinelli, il gruppo Espresso-Repubblica, tutta la Rai, tutta La7, Mediaset ci ha fatto un po’ più attenzione ma neanche troppa, e i premi, i riconoscimenti, le copertine e tanta, troppa omertà.

Adesso, solo adesso che ogni giorno salta fuori una miseria, uno scandalo, una circostanza misteriosa, tutti a mezza bocca a dire: sì, si sapeva, lo avevamo capito. Linciato il compagno stivali? Ma se sono i suoi “fratelli” i primi ad accusarlo, ma se sono i suoi salvati a dire “non ce la facevamo più, lì, nelle coop, era l’inferno peggio che da dove eravamo fuggiti”. Allora chi ha linciato chi? Curioso, questo garantismo dei soliti, con una coda di paglia che spazzerebbe il deserto del Sahara: gli importa più della sorte di uno, chiaramente percepito come uno di loro, che di quella di centinaia di derelitti. Fanatici? Stupidi? Se mai lo sono, si tratta di una stupidità calcolata, ponderata: serve, lo dicevamo, a tenere sotto ricatto i parvenu che difatti non sanno come difendersi.

L’atteggiamento di Crosetto a Quarta Repubblica, di fronte ad alcuni manifestanti stalinisti che volevano fargli la pelle, erano indicative di una incredulità sconcertata, balbettante. Ma dove ha vissuto Crosetto, dove la destra ripulita fino ad oggi? Non si aspettavano questo trattamento? No, credevano che il potere li giustificasse di per sé e adesso non sanno come uscirne: se fanno la faccia feroce, vengono bollati come nazisti, se, come accade, lasciano correre, innescano una spirale incontrollabile, perché quello che si cerca è l’incendio della prateria e già si scorgono i fuochi. Il ragionamento dei lottacontinuisti per Aboubakar è, quello sì, di volgarità ributtante: difenderlo sempre, altrimenti il sistema emerge in tutto il suo squallore e noi siamo fottuti.

Il sistema marcio

Ma il sistema sono loro. Sono le decine, le centinaia di intraprese al limite, spesso oltre il limite, della legge, e troppo comprensiva legge, in tema di solidarietà, che mungono centinaia di milioni allo stato, a una collettività indotta a tacere dietro il ricatto di una accusa: razzisti, fascisti. Non per caso tutto parte – si legga in merito l’imperdibile inchiesta di Francesca Ronchin, IpocriSea – con la difesa acritica delle Ong, questi taxisti del mare, in funzione di una accoglienza illimitata e irresponsabile. Giusta l’ammissione dell’ex mammasantissima del Pd, Massimo Buzzi: “Con questi ci faccio più soldi che con la droga”.

Rula Jebreal può anche sbraitare al linciaggio, al razzismo, ma se un sistema c’è, la prima a farne parte è lei, il secondo è il compagno galosce e tutta questa storia va a sostanziare un Abou di potere, che fatalmente si trasforma in abuso. Blindato dall’omertà garantista dei demiurghi in pessima fede, quelli che passano come salamandre dai Mimmo Lucano ai don Biancalani, dai Claudio Foti agli Aboubakar Soumahoro, lasciandosi dietro un macabro cimitero di burattini bruciati.

Max Del Papa, 7 dicembre 2022

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