Politica

Lockdown e vaccini: le menzogne di Speranza in tv - Seconda parte

L’intervista del ministro della Salute da Lucia Annunziata. Ecco tutto quello che non torna

D’altronde, di palloni colossali ce ne sono anche sul presente. Ad esempio, l’esponente di Leu si vanta del fatto che “abbiamo piegato la curva” dell’epidemia, ovviamente grazie ai gloriosi vaccini. E che l’obbligo vaccinale per gli over 50, visti i numeri dei ricoveri, soprattutto in terapia intensiva, tra chi rifiuta l’iniezione, è “una scelta coraggiosa”. Peccato che la curva epidemica italiana abbia avuto pressoché lo stesso andamento di tutti i Paesi, inclusi quelli con le misure meno rigide, e sia stata, con ogni probabilità, affatto indipendente dalle vaccinazioni (che non bloccano il contagio) e dalle folli restrizioni (ad esempio, il green pass, ormai necessario per fare qualsiasi cosa). Persino l’obbligo per gli ultracinquantenni è scattato a plateau già raggiunto – come pure la disposizione in virtù della quale questi cittadini, da martedì, dovranno esibire il certificato rafforzato sul lavoro.

D’altronde, Speranza è il principale officiante della religione del vaccino “sola salus”. Mister “paracetamolo e vigile attesa” si è ricordato solo tre giorni fa di aggiornare il protocollo sulle terapie, mentre l’Italia, che ha sempre snobbato i trattamenti precoci, continua a piangere oltre 300 morti al giorno: perché li contiamo male o perché non li curiamo bene? Fatto sta che la nuova circolare ministeriale citava “la sopravvenuta disponibilità di antivirali e monoclonali”. Che però esistono da un anno: ad esempio, da quando Aifa rifiutò la fornitura offerta gratuitamente, a scopi di sperimentazione, da Eli Lilly. Speranza ha atteso, ma non sappiamo se sia mai stato vigile.

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