Esteri

Allarme per l'Occidente?

L’ordine mondiale alternativo

Cosa aspettarsi dal Brics. Ieri il vertice a Johannesburg con 23 richieste di adesione all’organizzazione

Putin, Xi e Modi

Si parla tanto di Nato, ma si dimentica troppo spesso quello che è l’ordine mondiale contrapposto alla visione occidentale. Il Brics. Quell’ordine che, oggi più che mai, comincia a dare fastidio a Stati Uniti e Unione Europea, visto la vertiginosa ascesa della Cina degli ultimi decenni e lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina.

Cos’è il Brics

L’organizzazione sovranazionale è nata nel 2009 ed è composta da Brasile, Sudafrica, India, Cina e Russia, con l’obiettivo di cooperare in alcuni settori strategici dell’economia. Un’alleanza di “libero scambio” che si pone proprio di unire tutti quegli Stati in via di sviluppo. E la presenza fondamentale di Nuova Delhi ne rappresenta il caso più lampante, che costituisce una parte cruciale del 26 per cento del Pil mondiale prodotto dagli appartenenti. Un dato più che triplicato rispetto al 2001, quando era solo all’8 per cento.

Ebbene, al vertice dell’organizzazione a Johannesburg si è ulteriormente acclarato il ritorno al dualismo che avevamo abbandonato al termine della Guerra Fredda. E si presenta con simili spoglie, riconducendosi all’eterna contrapposizione tra liberalismo e comunismo. Una polarizzazione che è lo stesso Putin ad aver voluto evidenziare per l’ennesima volta: è l’Occidente, appunto, a scatenare una guerra contro gli abitanti del Donbass. Il leader di Mosca ha poi annunciato che, in qualità di presidente dei Brics, intende tenere un summit a ottobre 2024 nella città di Kazan.

Per approfondire:

Dose di revisionismo storico, ulteriormente alimentata dal dittatore cinese Xi Jinping, intenzionato ad accelerare il processo di consentire a più Paesi di unirsi alla famiglia Brics, al fine di rendere la governance globale più giusta e ragionevole”. Le richieste di entrata nell’organizzazione erano ben 23 e sei di questi sono stati ammessi, alcuni di grande peso: Iran, Argentina, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti.

L’Ucraina divide

Il potenziale allargamento preoccupa sicuramente il fronte Nato e soprattutto americano, che però cerca di sminuire la portata delle richieste di adesione con uno sterile: “Non li seguiranno”. Nel frattempo, è ancora Putin a lanciare l’ennesima frecciata a Washington, affermando che “l’era del dollaro è finita“, come starebbe a dimostrare il fatto che, negli scambi commerciali tra i Paesi Brics, l’uso della moneta americana è stato pari solo al 28,7 per cento del totale nel 2022. Una fetta sicuramente importante, ma non vitale per il nuovo ordine mondiale alternativo.

I membri lo hanno già dimostrato poche settimane fa, quando si è cominciato a discutere concretamente della coniazione di una valuta comune, soppiantando quindi il dollaro americano come moneta degli scambi mondiali. Piano sostenuto prima da Lula e poi ripresa da Vladimir Putin.

Nonostante tutto, pare che sia proprio la guerra in Ucraina a spaccare i cinque. Cina e India (in particolar modo quest’ultima) hanno sempre mantenuto posizioni ambiguità, stando ben lontane sia dal sostenere che condannare la causa russa. Stessa cosa per il Brasile di Lula, che proprio al vertice di ieri ha ribadito la “difesa della sovranità e dell’integrità territoriale”, nonché il rispetto di “tutti i principi dell’Onu” da parte del Brasile. Insomma, almeno sotto questo profilo, il Cremlino sembra ancora mantenere una posizione minoritaria, ma i pericoli per l’Occidente sono oggi più che mai palpabili. Soprattutto sotto il profilo economico e geopolitico. E sarà proprio questa la grande sfida degli anni a venire.

Matteo Milanesi, 24 agosto 2023

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