Cultura, tv e spettacoli

“Loro lo sanno, si fanno cose sporche”. Vespa spiattella la verità su Meloni e Almasri

L’editoriale del conduttore di “Cinque minuti” fa infuriare i giornalisti progressisti. Ma è solo ipocrisia

Vespa non si fa problemi. E dice le cose come stanno. Al termine di “Cinque minuti” in onda su Rai Uno, il conduttore si rivolge ai “signori dietro la lucetta rossa”, cioè i telespettatori, per dire loro ciò che chi è avvezzo alla politica sa benissimo. “Quello che i parlamentari di tutti i partiti sanno, perché avvertiti, è che in ogni Stato si fanno cose sporchissime – anche trattando con i torturatori – per la sicurezza nazionale. Questo avviene in tutti gli Stati del mondo”. Il riferimento, ovviamente, è al caso di Almasri, il cittadino libico catturato su ordine della Corte Penale Internazionale, scarcerato per un errore di procedura e infine espulso dall’Italia con un volo dei Servizi Segreti. Da questo caso è scaturita la folle indagine ai danni di Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi per cui ieri la premier, intervenuta alla Ripartenza25 di Milano, ha accusato i giudici di “voler governare” al posto dell’esecutivo.

L’editoriale di Vespa non è piaciuto a tutti, soprattutto all’opposizione, politica e giornalistica, la quale evidentemente difende la libertà di stampa a fasi alterne. Guai a far saltare un monologo di Scurati, ma se il conduttore esprime la sua opinione ecco che viene tacciato di “propaganda”. “L’arringa di Bruno Vespa sugli ‘Stati che fanno cose sporchissime’ per la sicurezza nazionale non può essere il tratto che identifica l’approfondimento giornalistico di Rai1. Così non è informazione ma propaganda che sa di regime”, ha scritto in una nota l’Esecutivo Usigrai. “Dalla Rai e dalle Redazioni di Tg, Gr e Programmi deve arrivare ai cittadini una informazione completa e chiara sulle modalità e le responsabilità che ruotano intorno ai fatti. Le chiose di Vespa o i servizi che mettono in relazione fatti diversi non spiegano cosa sia accaduto, ma alimentano solo speculazioni che non fanno bene all’informazione di servizio pubblico e alla Rai”.

Unirai, liberi giornalisti Rai, però non ci sta: “Non c’è solo una parte consistente della magistratura ad essere politicizzata, ma anche una nicchia della categoria dei giornalisti – ha ribattuto – Si evidenzia però in questo momento storico una quotidiana insofferenza verso qualsiasi forma di pluralismo delle opinioni e si grida addirittura al regime. Dimostrando così di aver perso oltre al contatto con la realtà anche il senso e la misura delle parole. Bruno Vespa ha espresso liberamente il suo pensiero, in sintonia con buona parte del pubblico della Rai che mai come in questo momento ha la possibilità di usufruire di un’offerta ricca e plurale”.

Dopo le polemiche, che hanno coinvolto anche il Pd per voce di Sandro Ruotolo, che lo ha accusato di “aver superato se stesso” e di essere diventato “il portavoce ufficiale di Palazzo Chigi”, Vespa ha deciso di rispondere a tono: “L’onorevole Ruotolo chieda chiarimenti sulle ‘cose sporchissime’ che fanno governi d’ogni colore e latitudine, a Marco Minniti e Nicola Latorre che per conto del Pd si sono occupati al più alto livello della sicurezza nazionale. Sul genarale Almasri i governi Renzi e Gentiloni sanno certamente qualcosa”. Se all’Usigrai Vespa può “solo perdonare l’ignoranza”, con i 5 Stelle il conduttore di “Porta a Porta” è duro: “Dovrebbero sapere benissimo che operazioni moralmente discutibili vengono fatte in ogni Stato da governi di ogni colore, per ragioni di sicurezza nazionale. Con tutto il rispetto invece che denunciarmi alla Vigilanza Rai, chiedano chiarimenti al Copasir”.

Contro-replica Renzi, tirato in ballo da Vespa: “Se sa di ‘cose sporche’, le dica. Le documenti. E le provi. Altrimenti prima di usare il mio nome si sciacqui la bocca. Terminare una lunga carriera come portavoce della Meloni è proprio una brutta fine”.

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