Esteri

L’ultima follia dei pro-Gaza: tagliano e distruggono un dipinto a Cambridge

Nel mirino dei fan della Palestina è finito Lord Arthur Balfour: ecco perché

Purtroppo siamo abituati al peggio. Dal 7 ottobre, gli attivisti pro-Palestina – a volte pro-Hamas – hanno dato vita ad azioni vergognose nei confronti di Israele, ai limiti dell’antisemitismo, fino a vere e proprie intimidazioni. L’ultima follia è stata registrata al Trinity College, Università di Cambridge. Ieri alcuni soloni di Palestine Action hanno distrutto con della vernice rossa e ampi squarci sulla tela un dipinto storico di Lord Arthur Balfour -ministro degli Esteri della Gran Bretagna nel primo decennio del Novecento – realizzato nel 1914 da Philip Alexius de László.

Perché? Il motivo è semplice: esponente del Partito Conservatore, con la dichiarazione “Balfour” sostenne la creazione di uno stato ebraico in Palestina. La dichiarazione, una lettera scritta al principale esponente della comunità ebraica in Inghilterra Lord Rothschild, rimarcava il pieno sostegno della Gran Bretagna affinché venisse creata una “dimora nazionale per il popolo ebraico” in Palestina , all’epoca di appartenenza ottomana, nel rispetto dei diritti delle minoranze residenti. La dichiarazione di Balfour venne inserita all’interno del trattato di Sèvres, che stabiliva la fine delle ostilità con la Turchia e assegnava la Palestina al Regno Unito. In altri termini, il punto di partenza per lo Stato d’Israele.

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Il dipinto è andato perduto per sempre e l’azione di Cambridge dimostra la violenza di certi gruppi dichiaratamente antisionisti. Nella rivendicazione piazzata sui social, i pro-Pal hanno evidenziato: “Scritta nel 1917, la dichiarazione di Balfour ha dato inizio alla pulizia etnica della Palestina promettendo di cedere la terra al popolo ebraico, senza che i britannici avessero il diritto di farlo. Dopo la dichiarazione, e fino al 1948, sempre i britannici hanno bruciato i villaggi indigeni per liberare la strada, comportando arresti, torture, violenze sessuali e omicidi. I britannici hanno aperto la strada alla Nakba e addestrato la milizia sionista a pulire etnicamente oltre 750.000 palestinesi, distruggere oltre 500 villaggi e massacrare molte famiglie”. E ancora: “La Nakba non si è mai fermata e il genocidio oggi è radicato e supportato dalla complicità britannica. Ora, Elbit Systems, il più grande produttore di armi di Israele, utilizza la Gran Bretagna come avamposto manifatturiero per costruire armi che vengono ‘testate sul campo’ sui palestinesi”.

Nata per contrastare la “complicità britannica nell’apartheid israeliano”, Palestine Action ha deciso di alzare l’asticella, eliminando – o meglio sanzionando, considerando la natura delle azioni – un’opera d’arte. L’antisemitismo che diventa cancel culture, sulla scia di quanto registrato nelle altre grandi capitali occidentali. I fatti di Cambridge rappresentano un campanello d’allarme e l’errore più grande sarebbe quello di sottovalutare l’episodio, paragonandolo alle classiche azioni inutili degli eco-vandali. Guardia alta.

Massimo Balsamo, 9 marzo 2024

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