Politica

“Mi sono spaventato”. Che ridere: Prodi ha paura di Meloni

Il professore la spara grossa: ex premier, ex Ue, ex tutto ma teme la premier che lo ha criticato durante un comizio

Sorbole! Mortadella ha paura. Paura dell’uomo nero, anzi della donna nera: “Quando l’ho sentita attaccarmi mi sono spaventato… Perché uno non può dire quello che pensa? Io ho 86 anni…”. Appunto, ha 86 anni ma sta ancora in giro a filare come Berta. Romano filava, filava la seta, filava a dritta… Tra cattedre e itinerari, Prodi non ha paura di Xi, ma di Musk sì. E anche di Trump. Per interposta Meloni “che ubbidisce due volte”, praticamente le dà della cagnetta, vuoi mettere lui gli scatti di indipendenza con la democrazia cinese.

Ma con quell’anagrafe può dire ciò che vuole e più non infierire, stava facendo il minestrone e si è impressionato “nel sentire come urlava il mio nome”. E giù a schermirsi, ma che vuole quella, sono anziano, non faccio politica fa 15 anni… Ti conosco, Mortadella! Sarà che i bolognesi, come diceva Giorgio Bocca di Lucio Dalla, sono dei bonari figli di mignotta, col sorrisone pacioccone ti sbranano, con bonomia ti fanno a pezzi, anzi a spezzatini. Però non si può sentire: mr P, amico di mr Xi, da 15 anni fa politica “inattiva” rompendo i maroni su tutto e su tutti (citofonare Schlein, che non ne può più): prende posizione, viaggia, tesse, va e viene. Dalla Cina.

Si pretende grande vecchio della sinistra surrealista, ma sempre con bonomia. Girando il minestrone. È buono il minestrone, come Pozzetto alla Trattoria Semivuota, ricordate? Con la vecchia carogna che gli ringhia, c’è qualcosa che non va? E gli porta l’acqua alla spina, con dentro un a spina, e una tazza da caffè piena di minestrone.

Voi direte: perché ci racconti ‘ste cose surreali? Perché sto parlando di Prodi, l’uomo che sussurrava anche a Putin. Però con bonomia, Diobò, compagno Vlad. E borbotta come una pentola di minestrone se donna Giorgia riscatta “Scesci”? O perché gli rompe chissà che involtini primavera nel paniere?

Mortadella avvelenata se la piglia con donna Giorgia ogni volta che può, fa il giro dei sette talk, però si spaventa perché ella risponde. Eh, i bei tempi in cui uno poteva privatizzare cioè svendere come non ci fosse un domani per tappare le voragini speculative del filantropo Soros ed entrare “in Europa” a un tasso di cambio demenziale di duemila lire che serviva alla Germania per sopportare i costi della riunificazione e per di più proclamare con bonomia “con l’euro lavoreremo un giorno in meno guadagnando un giorno in più”. E ti davano pure del santo, anzi del manager.

Adesso non c’è più rispetto manco per l’età. Per il minestrone. Da giovane invece girava il tavolino con la moneta alle sedute spiritiche e venivano fuori indicazioni destabilizzanti su Moro prigioniero, la misteriosa parola, “Gradoli” e tutti partivano per un lago ghiacciato del Viterbese dove sapevano non avrebbero trovato niente, ma nessuno pensava di prendere in mano lo stradario di Roma e cercare quella via dove stavano il capo brigatista Moretti insieme alla Balzerani, in pieno sequestro Moro, in due condomìni adiacenti dove quasi tutti gli appartamenti risultavano intestati a fiduciare dei Servizi. Tutta quella strada lo era. E Moretti abitava a fianco del conterraneo carabiniere dei Servizi Arcangelo Montani, da Porto San Giorgio, e il capo della polizia ci avrebbe comprato casa e garage per sé e per la figlia. Via Gradoli, scoperchiata dopo una intrusione che manometteva una doccia lasciata aperta, a far dilagare acqua e segreti, così che Moretti da Porto San Giorgio capisse una buona volta: datti una mossa e chiudila qua, fai fuori l’ostaggio se no tocca a te. E il capo brigatista provvedeva. Allora si volle dire che a Prodi la soffiata era giunta da ambienti universitari legati all’Autonomia, più avanti si insinuarono contatti col KGB russo. Cose pericolose, sulle quali non si saprà mai abbastanza.

Una cosa è certa, Mino Pecorelli, il giornalista, apostrovava l’intera operazione Gradoli, puro despistaggio, con un titolo esplicito, “Vergogna, buffoni!”, e su OP scriveva: sanno tutto, sanno dove Moro è nascosto e non lo vanno a prendere, non vogliono o non possono e fanno le operazioni di parata, fanno teatro. Dopo 47 anni vengono ancora i brividi. Altro che terrorizzarsi perché la signorina Meloni ti risponde per le rime in romanesco. Questi ottuagenari di potere le hanno viste tutte, e tutte le hanno digerite. “Ah, io quando ho liberato Mastrogiacomo mica avevo il sostegno degli Stati Uniti”. Allora di chi? E poi che significa, che era meglio mollarla alle segrete di Teheran la Scesci pur di non ringraziare l’uomo delle stelle? Perché beninteso, ci si può e magari si deve interrogare su un tecnomiliardario ufficialmente senza cariche pubbliche che può convocare a domicilio l’ambasciatore di una teocrazia, ma questo è un altro discorso, non c’entra niente col nonnino atterrito bilioso che ne fa una questione personale in tivù.

Aveva ragione il cafone che grufolava dal pentolone alla Trattoria Semivuota, “certa gente il minestrone non se lo merita!”. Noi non ci meritavamo quello che lo gira. Entrati nell’Unione dal retro dei cani, abbiamo subito 30 anni di aggressioni, di destabilizzazioni, di punizioni, di manovre e perché no di euromascalzonate contro l’Italia a tutto vantaggio di tedeschi e francesi. E gli apostoli fra Bruelles e Pechino mai un fiato. Sai come sono i bolognesi, girano il minestrone e intanto…

Max Del Papa, 17 gennaio 2025

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