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Emergenza immigrazione

Migranti, salta l’intesa in Ue: quali sono i dubbi dell’Italia

Non arriva la fumata bianca: l’accordo Ue sui migranti è rimandato. Ora è l’Italia a bloccare il proprio via libera. Ecco perché

piantedosi ue migranti © sasaran-olteanus-image tramite Canva.com

Non si ferma il braccio di ferro tra Italia e Germania. Nella giornata di ieri, si è tenuto un nuovo Consiglio Europeo con l’obiettivo di blindare il Patto di Immigrazione e Asilo, in particolare superare gli ostacoli che dividevano gli Stati membri sul cosiddetto “meccanismo di crisi”, il sistema volto alla redistribuzione dei migranti tra i 27 Paesi.

Migranti, fumata nera

Nelle scorse ore, l’apertura della Germania al testo aveva potuto offrire qualche speranza per una chiusura dell’accordo. Ma questa volta è stata la linea attendista e prudente dell’Italia a fare saltare il banco. Roma, infatti, non ha tranciato l’accordo, ma ha chiesto più tempo per valutare il compromesso raggiunto.

Con il via libera di Berlino, si sarebbe raggiunta la maggioranza qualificata – 55 per cento dei Paesi Ue, che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione comunitaria – ma Palazzo Chigi ora è passata nel fronte dei ‘dubbiosi’, vicina ai no secchi di Ungheria e Polonia.

L’oggetto del contendere sarebbe un passaggio del testo dedicato proprio alle Ong, argomento che nelle scorse ore ha surriscaldato i rapporti fra Italia Germania, dopo l’annuncio del governo Scholz di voler finanziare le organizzazioni non governative, dietro però l’annuncio di non voler ospitare alcun migranti arrivate sulle coste del Bel Paese. Nello specifico, comunque, il testo proibirebbe di “strumentalizzare” il lavoro delle Ong impegnate nel Mediterraneo, e quindi di non ritenere che il loro operato possa intensificare gli sbarchi sulle coste del Paese.

Per approfondire:

Durante la sessione pubblica dedicata ai negoziati sul Patto, il ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, non è intervenuto e ha deciso di lasciare il Consiglio di Bruxelles senza fare alcuna dichiarazione alla stampa. Allo stesso tempo, è il ministro dell’Interno della Spagna, Fernando Grande-Marlaska, il quale ha la presidenza di turno del Consiglio Ue, a dichiarare che l’Ue è comunque a buon punto per il raggiungimento di un accordo. C’è stato infatti uno scambio di opinioni”, ma con “un’ampia maggioranza che concorda sull’orientamento generale”.

Nonostante tutto, non si può ancora parlare di fumata bianca, vista l’evidente contrapposizione in due blocchi deli Paesi Ue. Da una parte, gli Stati di costiera – Italia, Spagna, Grecia e Francia – più favorevoli alla pattuizione di misure obbligatorie di collocamento tra i 27; mentre Polonia e Ungheria su tutte rifiutano qualsiasi ipotesi di vincoli in termini di accoglienza dei migranti.

Scontro Italia-Germania

Non sono comunque mancate nuove frecciate tra Roma e Berlino. Questa volta, protagonista è il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, la quale ha sì confessato che la situazione a Lampedusa sia “insostenibile”, ma allo stesso tempo ha aggiunto: “Ogni vita ha un valore e ogni persona annegata non è solo un numero nelle statistiche ma un padre, un figlio, un amico. Almeno 2.300 persone sono morte dall’inizio dell’anno: sono 2.300 destini, persone, speranze per un futuro migliore. Questo non deve diventare routine”. Un messaggio implicito indirizzato all’Italia, che sembra voler dire implicitamente che Palazzo Chigi non solo debba continuare nell’accoglienza indiscriminata (coi porti chiusi degli altri Stati Ue), ma che debba fare anche di più.

Una frecciata che ha fatto scaturire la reazione di Antonio Tajani, il quale ieri ha ribadito come nessuno stia facendo “la guerra alle ong, però non possono essere una sorta di calamita per attrarre migranti irregolari che, guarda caso, vengono portati sempre e soltanto in Italia perché è il porto più vicino. Le navi possono fare soccorso in mare, ma non si può trasformare l’Italia nel luogo dove tutte le ong portano i migranti”.

Matteo Milanesi, 28 settembre 2023

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