Politica

Il patto con l'Albania

Migranti, Schlein isolata

Il patto tra Italia e Albania diventa caso di studio in Germania. Scholz non condanna e vuole copiare il modello della Meloni

Houston, abbiamo un problema. Il Pd, che pensava di mettere nell’angolo il povero Edi Rama, finisce col prendere schiaffoni a destra e a manca. Da una parte il leader socialista albanese, reo di aver siglato un patto sui migranti con Giorgia Meloni, si è cucinato i vari Provenzano-boys che volevano “cacciarlo” dalla famiglia del Pse. E dall’altra i dem oggi si vedono recapitare da Olaf Scholz, il più potente degli esponenti della sinistra europea, un gancio destro difficilmente schivabile: la Germania non solo vede in Tirana un alleato affidabile, ma è pronta a copiare il protocollo firmato solo qualche giorno fa da Rama e Meloni. Lo stesso accordo che il Pd italiano ha definito una “Guantanamo europea” in cui si vorrebbero “deportare” migranti peggio che le bestie.

Oggi a Malaga si è chiuso il congresso dei socialisti europei ma non è affatto andata come il Pd sperava. Quando i cronisti si sono avvicinati a Olaf Scholz nella speranza di ascoltare una sonora bocciatura del patto per “delocalizzare” i migranti, il Cancelliere tedesco ha lasciato di stucco la platea. E di sicuro anche quelli che in via del Nazareno si erano sperticati a definirlo un accordo che “viola il diritto internazionale” (Elly) e lede “i valori socialisti” (Peppe Provenzano). Scholz è pronto a “seguire con attenzione” la mossa italiana, ritiene Tirana un partner affidabile che presto sarà “membro dell’Ue” e soprattutto non ha in alcun modo criticato l’opzione “deportazione”. Anzi: come già detto da Katarina Barley, sempre dell’Spd: “Esternalizzare la gestione dei migranti non è sempre sbagliato, dipende dalle situazioni”. Capito, Elly?

Di certo Schlein non è da sola, nel Pse, ad avere un approccio più “di sinistra”. A farle compagnia ci sono il premier svedese Lovfen e un intramontabile Frans Timmermans. Ma sono figure di secondo piano: essere sconfessati da Berlino pesa, pesa eccome. Il problema per il Pd romano è che, non trovandosi al governo, non si rende conto di quanto l’emergenza immigrazione impatti sui cittadini europei e sul loro sentimento elettorale. Scholz, che la Germania la governa e deve dare risposte a una popolazione sempre più allarmata per i troppi arrivi di immigrati, non può permettersi di chiudere alcuna porta. Anche quella che prevede il trasferimento dei migranti fuori dai confini nazionali. Un po’ come successo ai dem quando col ministro Marco Minniti – al netto degli inni all’accoglienza – andarono a Tripoli a firmare patti con i clan libici: Elly ha sempre criticato questo approccio securitario che però adesso, suo malgrado, si fa strada a livello Ue.

Al Pd non rimane altro che condurre una battaglia nazionale. E qui gli alleati si sprecano, visto che i giudici delle sezioni immigrazione dei tribunali nostrani scaldano già i motori. Il caso Apostolico insegna: così come hanno picconato a suon di sentenze il dl Cutro sul trattenimento dei migranti che provengono da Paesi sicuri, così faranno anche con il protocollo Albania. Ai dem non resta che fare il tifo.

Giuseppe De Lorenzo, 11 novembre 2023

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