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Mihajlovic, la vita è una deviazione - Seconda parte

L’allenatore del Bologna ha rivelato in conferenza stampa di avere la leucemia e di doversi assentare per vincere la sua partita con la malattia

Michel Houellebecq nel suo miglior romanzo, Le particelle elementari, si sofferma proprio sulla deviazione. La vita va avanti e tira dritto secondo il suo ritmo e tu sei lì che ami, lavori, studi, giochi, progetti e, insomma, vivi. Ma ecco che subentra un fatto non previsto che può essere qualunque cosa, che può riguardare te o chi vive con te ed è la tua stessa vita, talmente la stessa che l’imprevisto tocca entrambi o tutti. È la deviazione. La vita da quel momento in poi muta, cambia direzione. Non è più la stessa e se vuoi continuare a vivere dando un senso alle cose non puoi fare altro che considerare l’elemento deviato, le particelle elementari che ti impongono di capire cosa è accaduto e, se ci riesci, accettarlo.

In una partita di calcio, ben preparata, attesa, studiata, finalmente arrivata, una deviazione può cambiare tutto e rimettere per davvero tutto nuovamente in gioco. La deviazione non è una casualità o un accidente del Gioco: è il Gioco. Così è anche per la vita: la vita è una deviazione. Il valore delle nostre esistenze, per quanto insignificanti, è dato dalle risposte che diamo alle deviazioni, grandi o piccole, che ci investono o ci interpellano. Perché la vita, come il gioco del calcio, ha un suo carattere dialettico in cui il vento contrario è, per paradossale che possa sembrare, proprio ciò che ci sostiene.

Le parole di Sinisa, che rivelano ancora il carattere del Sergente o, con maggior verità, del giocatore sono il riassunto del Gioco nel quale siamo immersi e per rispondere alle sue giocate non possiamo fare altro che controllare la palla e abbandonarla per rimetterla in gioco. Il controllo e l’abbandono sono le forme della vita, sono lo stesso Concetto, il dio che ci vive. Il Gioco è la vita, è la storia, di cui non siamo i padroni ma i giocatori e l’unico modo per essere liberi è imparare a giocare senza cadere nella tentazione demoniaca di essere il migliore in campo e di possedere il senso della partita, perché basta una piccola deviazione e la partita cambia senso.

Giancristiano Desiderio, 14 luglio 2019

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