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Napoli, i veri motivi del fallimento

Gli azzurri dopo l’anno glorioso dello scudetto stanno adesso vivendo il flop di questo campionato. Il ritorno di Mazzarri non basta

C’era una volta il Napoli di Spalletti che incantava in Italia e in Europa, conquistava il 3° scudetto della storia partenopea e riportava il titolo tricolore sotto il Vesuvio a distanza di oltre 30 anni dall’ultima volta. Dodici mesi fa di questi tempi il Napoli era capolista indiscusso della Serie A ed aveva scavato un solco incolmabile tra sé e le più “immediate” inseguitrici. Basti pensare che nel campionato scorso, dopo 24 giornate, i partenopei avevano accumulato la bellezza di 65 punti (+2 rispetto all’Inter schiacciasassi di questa stagione), frutto di 21 vittorie, 2 pareggi ed una sola sconfitta, esprimendo il miglior attacco (58 gol realizzati), la migliore difesa (sole 15 reti subite) nonché il capocannoniere del torneo (Osimhen). Numeri impressionanti che avevano presto fiaccato la resistenza delle avversarie avviando un precoce conto alla rovescia su quando la matematica avrebbe consegnato lo scudetto nelle mani degli azzurri.

Napoli irriconoscibile

Pur nella consapevolezza che non sarebbe stato semplice bissare quel titolo ed aprire un ciclo – a maggior ragione dopo gli addii illustri di Spalletti (poi divenuto CT della Nazionale) e Giuntoli (finito alla Juventus) – era lecito attendersi comunque un Napoli ad alti livelli, in grado battagliare, se non per lo scudetto, quantomeno per le primissime posizioni, con il 4° posto che significa qualificazione alla Champions come obiettivo minimo.

La stagione in corso invece ci ha restituito un Napoli sostanzialmente irriconoscibile, neppure lontano parente di quella squadra che oltre a saper vincere era in grado di convincere grazie ad un gioco sempre propositivo e piacevole. Detto che raccogliere la pesante eredità di Spalletti era impresa da far tremare le vene e i polsi, la scelta di Rudi Garcia quale nuovo tecnico partenopeo non ha mai convinto, soprattutto alla luce del fatto che il francese non rappresentasse l’opzione principale della società per la panchina (in precedenza erano stati sondati altri profili).

E al netto di un feeling mai scattato con i calciatori e con la piazza, i risultati al di sotto delle aspettative hanno fatto crollare rapidamente le quotazioni del francese, confermando una volta di più la scarsa fiducia riposta dalla società sul tecnico; schivato l’esonero ad ottobre dopo che il tentativo fatto con Antonio Conte non aveva dato gli esiti sperati, la fugace esperienza di Garcia sotto il Vesuvio si è chiusa mestamente a novembre dopo la sconfitta interna con l’Empoli alla giornata numero 12.

Operazione nostalgia

Quel Napoli, certamente non sfavillante e che aveva già in parte compromesso le proprie chance in ottica bis scudetto, era comunque issato al 4° posto e pienamente agganciato al treno Champions. Archiviato il capitolo Garcia, per la sua sostituzione la società partenopea ha optato per una “operazione nostalgia”, affidando la panchina in qualità di traghettatore a quel Walter Mazzarri sotto la cui guida il Napoli aveva vissuto grandi stagioni e dove sul rettangolo di gioco si esaltavano talenti purissimi del calibro di Hamsik, Cavani e Lavezzi.

Evidentemente la società riteneva che la scelta migliore fosse quella di affidare le redini del Napoli ad un tecnico di esperienza e grande conoscitore della piazza e delle sue dinamiche, reputandolo il profilo giusto per ridare fiducia ad una squadra che oltre al bel gioco sembrava aver perso anche la voglia di lottare. Numeri alla mano con Mazzarri non è arrivata la famigerata “scossa” ed al contrario il ruolino di marcia dei partenopei è peggiorato rispetto a quello della gestione Garcia; se nelle prime 12 giornate il Napoli viaggiava ad una media di 1,75 punti per partita, con il tecnico toscano la media è scesa ad 1,25 punti per partita.

Al netto del match da recuperare a fine febbraio con il Sassuolo (rinviato a causa della Supercoppa Italiana), il Napoli, con i suoi 36 punti è oggi al nono posto in classifica (in coabitazione con il Torino) e sembra avere irrimediabilmente compromesso le proprie chance di partecipazione alla prossima Champions League e più in generale alle Coppe Europee della stagione che verrà. Al di là di una classifica deficitaria in campionato, il miglior Napoli del “Mazzarri Bis” è stato quello visto in Supercoppa Italiana; dopo aver battuto nettamente in semifinale la Fiorentina, i partenopei hanno tenuto testa all’Inter in finale nonostante l’inferiorità numerica nell’ultima mezzora, capitolando soltanto nel recupero per la rete decisiva del solito Lautaro Martinez.

Il punto più basso della guida Mazzarri

Il punto più basso del Napoli a guida Mazzarri si è invece materializzato nella sconfitta interna negli ottavi di Coppa Italia con il Frosinone; sconfitta grave sia per le dimensioni del passivo (i ciociari hanno espugnato il Maradona con un roboante 4-0) che per la prematura estromissione da una competizione che – a maggior ragione in un’annata così travagliata – poteva rappresentare una sorta di “salvagente” della stagione (nonché in caso di vittoria garantire un posto nella prossima Europa League).

Non stupisce quindi che la posizione di Mazzarri, che nei fatti sta facendo peggio del suo predecessore, sia diventata a dir poco traballante; circolano già voci dell’imminente arrivo sulla panchina partenopea fino a giugno di Francesco Calzona, attuale CT della Slovacchia (che ha condotto ad una storica qualificazione ad Euro 2024) e che ben conosce la piazza essendo stato collaboratore di Sarri e Spalletti all’ombra del Vesuvio.

Mercoledì sera arriverà al Maradona il Barcellona per l’andata degli ottavi di Champions; la squadra di Xavi (in uscita dal club a fine stagione) terza nella Liga e certamente non irresistibile in questa stagione, sulla carta era un avversario alla portata del Napoli.. ma a questo Napoli, in piena crisi di gioco e di risultati, servirebbe una vera impresa per superare lo scoglio blaugrana e approdare ai quarti.

In un contesto così difficile, l’unica cosa certa, sotto il Vesuvio, è che in estate si prospetta una vera e propria rivoluzione; per provare a porre le basi per un nuovo ciclo (auspicabilmente vincente) cercando di fare tesoro degli errori commessi negli ultimi 12 mesi in cui si è persa l’opportunità di sfruttare l’onda lunga dello scudetto per consolidare il club al vertice del calcio italiano.

A Napoli festeggia solo il basket

Piccola nota a margine; per la Napoli del calcio in piena crisi c’è la Napoli del basket che un po’ a sorpresa ma con pieno merito ha conquistato la Coppa Italia. Qualificatasi alla Final Eight di Torino forte del 7° posto in campionato, ha battuto prima la strafavorita Brescia nei quarti, avuto ragione dell’altra sorpresa Reggio Emilia in semifinale e sconfitto in finale la corazzata Milano. Riportando così la Coppa Italia del basket sotto il Vesuvio a distanza di ben 18 anni dall’ultima volta.

Enrico Paci, 19 febbraio 2024

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