Politica

“Non c’è Coviddi”: per l’Ucraina si può scendere in piazza - Seconda parte

Oggi l’Ucraina a te, domani Taiwan a me. Chissà poi come finirà, se Xi lascia Vladimir col cerino in mano quello rischia di bruciarsi come un bonzo. Ma le saldature tra dittatori ci sono e sono la conseguenza di un occidente mollemente sdraiato, l’Europa dei falansteri patetica e inconsistente, con la cotonatura frigidamente fuori moda di Ursula, un’Europa di tailleurini bancari, di priorità debosciate, nessuna politica, nessun esercito e per fortuna, lo farebbero subito con le divise rosa.

Venti anni di terrorismo islamista endemico, adesso una guerra ai confini e l’Europa di Greta non ha niente da mettersi, niente da fare. Come sanzioni, hanno minacciato i miliardari di bandirli da Cortina e proibito la partecipazione all’Eurofestival con Achille Lauro. Ci sarebbe anche da dire delle enormi responsabilità di Angela Merkel, in senso geostratetico, energetico, ma l’Europa non è avvezza a ripensarsi, più si copre di vergogna e più si assolve e dice che ce ne vuole di più. Ma che bella però questa quasi primavera, come si respira tutti insieme, è per una buona causa, poi tranquilli, il governo mantiene lo stato di emergenza per altri tre mesi, non si capisce cosa c’entri la guerra in Ucraina ma può sempre tornare utile.

Come dice il compagno Guccini, anarchico che vota Pd, partito di potere: sono preoccupato dal ritorno dei nazifascisti, da Meloni e Salvini. E un simile pallonaro lo venerano da mezzo secolo come un guru. Forza, compagni, che oggi piove e il popolo ucraino può attendere.

Max Del Papa, 26 febbraio 2022

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