Cultura, tv e spettacoli

“Non può condurre in Rai”. Trattamento Facci anche per Saviano

Roberto Saviano insulta Matteo Salvini definendolo il “ministro della Mala Vita”. E scoppia la bufera in Vigilanza Rai

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Prima era un “bastardo”, ora è il “ministro della Mala Vita”. Non si ferma l’odio viscerale di Roberto Saviano nei confronti del leader del Carroccio, Matteo Salvini, dopo che quest’ultimo ha commentato nelle scorse ore la candidatura di Carola Rackete alle prossime elezioni europee con il partito di estrema sinistra Die Linke. Lo scrittore, anche questa volta, ha voluto calcare la mano e ha risposto così al vicepresidente del Consiglio: “Che faccia tosta! Ma quando passerà al Ministro della Mala Vita il vizio di mentire?”.

Facci no, Saviano sì

Una nuova polemica che sorge ad una settimana di distanza dal caso di Filippo Facci, prima new entry della televisione pubblica con una striscia quotidiana su Rai2 e poi cacciato dai vertici di Viale Mazzini dopo il controverso articolo, da lui scritto e pubblicato su Libero, relativamente al caso del figlio di Ignazio La Russa, ora indagato per violenza sessuale.

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Ebbene, da notare è il particolare doppiopesismo che ha caratterizzato le due vicende. Con Facci si è scatenato letteralmente un putiferio, con annesse le barricate delle opposizioni, che a gran voce hanno chiesto per giorni che il giornalista venisse subito silurato. Dall’altra parte, su Roberto Saviano, pare calarsi un silenzio a dir poco assordante, così come già era successo con il celeberrimo “bastardi”, rivolto a Giorgia Meloni e Matteo Salvini in diretta televisiva.

Insomma, piuttosto che Tele-Meloni, pare che rimanga ancora quel solito circolo di radical chic, come ben efficacemente spiegato pure da Paola Ferrari, pochi giorni fa ospite speciale de La Ripartenza di Nicola Porro al Teatro Petruzzellli di Bari. Sì, è vero: sono cambiate le facce. Ma il mindset di egemonia culturale della sinistra sembra comunque mantenere una base solida. Solidissima.

L’errore del centrodestra

Solo Lega e Fratelli d’Italia hanno levato gli scudi, richiedendo l’esclusione di Saviano così come avvenuto con Facci. “C’è un limite a tutto, la Rai ultimamente ha mostrato di essere molto attenta al registro che viene utilizzato nel servizio pubblico, credo che sia più che doverosa una riflessione sull’opportunità di confermare la presenza di Saviano in Rai“, ha dichiarato Francesco Filini, capogruppo FdI in Vigilanza. Il leghista Giorgio Maria Bergesio ha aggiunto: “Saviano non si smentisce mai, pensa gli sia concesso tutto e si permette di usare un linguaggio volgare insultando, infangando e insinuando. La sua ‘figura’ è di certo incompatibile con la tv pubblica: o a Saviano è tutto permesso?“. Anche in questo caso, però, da veri liberali quali siamo, si tratterebbe di un clamoroso autogol del centrodestra, che si dimostrerebbe altrettanto lottizzante quanto lo è stata la sinistra in questi decenni di dominio assoluto. Insomma, il principio deve essere sempre lo stesso: libertà, libertà, libertà. Senza che la politica debba intervenire a gamba tesa su qualsiasi dichiarazione. Certo, il doppiopesismo di Viale Mazzini rimane – ancora una volta – un preoccupante dato di fatto, ma la destra non deve cadere nel tranello.

Matteo Milanesi, 21 luglio 2023

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