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Nuovo mistero sul conteggio dei morti di Covid

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Che i calcoli, soprattutto all’inizio, siano stati fatti un po’ alla carlona lo sospettavano in molti. Ma che la “grande confusione” sia arrivata fino a questo punto appare quasi incredibile. Parliamo del conteggio dei morti per (o con) il Covid, tema di intenso dibattito da un anno a questa parte. Quanti sono stati i decessi provocati dalla malattia che si sviluppa da Sars-CoV-2? E quanti invece quelli che sono passati a miglior vita per altri malanni, magari contemporanei, e che hanno solo avuto la sfortuna di ritrovarsi con un tampone positivo? Il professor Massimo Celementi, ordinario di Microbiologia e Virologia al San Raffaele, sostiene che “per un certo periodo i conti non sono tornati”. “Dissonanze” sui numeri, per così dire, dai risvolti incredibili.

Già, perché lo stesso Clementi racconta in una intervista a La Nazione un “aneddoto” a cui si fa fatica a credere. “L’anno scorso – spiega – un giovane motociclista ebbe un incidente davanti al mio ospedale. Fu ricoverato al pronto soccorso, gli fecero il tampone e risultò positivo. Il giorno dopo morì perché le sue condizioni erano gravissime ma venne messo nel compiuto dei decessi per Covid“. Capito? Spirato per uno schianto con le due ruote, ma finito nel calderone dei 127mila morti per coronavirus. Quanti altri casi in giro per il Belpaese possono aver falsato le statistiche? “Io posso portare solo aneddoti”, dice Clementi. Ma forse anche altrove sarà successo qualcosa di simile. Oggi, comunque, “non accade più ma per un certo periodo i conti non sono tornati”.

Il microbiologo ne ha anche per Speranza e il regime sanitario permanente. Le mascherine in tasca? “Era ora”, dice. Il virus non se ne andrà più? “Chi ci governa continua a considerarlo un nemico imbattibile anche se ormai non ha scampo”. Le mutazioni preoccupano? “La variante Delta va ridimensionata: è vero che si diffonde di più, ma non aumenta il numero di ricoverati”. Ma soprattutto, per Clementi è sciocco pensare, come fa il ministro della Salute, che prima di cantare vittoria occorra attendere di arrivare a “zero morti”. “Un’affermazione del genere dimostra che la politica sta ancora con entrambe le scarpe dentro la pandemia – conclude il professore – Zero forse non esiste per qualsiasi malattia, ma la battaglia contro il Covid è già stata vinta, se ne facciano una ragione”.

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