Esteri

La minaccia all'Occidente

“Sono bastardi, li odio e voglio farli sparire”. La minaccia di Medvedev

L’ex presidente, vicinissimo a Putin, punta il dito contro chi è contro la Russia. Frenata sui colloqui

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Si tratta forse del più compiuto, diretto ed esplicito attacco all’Occidente dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Se ne fa carico Dmitry Medvedev, ex presidente “ombra” di Vladimir Putin, oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, nonché falco del cerchio magico dello Zar. È una minaccia forte, diretta, chiara. “Odio chi è contro la Russia, voglio farli sparire”. Parole di fuoco che arrivano dopo gli interventi di Putin (“schiacceremo come noci le loro armi”) e di Lavrov, sintomo che la guerra si sta trasformando in qualcos’altro. E che la temuta “escalation” potrebbe non essere un’ipotesi così peregrina.

La minaccia di Medvedev

Si tratta di propaganda? Di un alzare la voce fine a sé stesso? Della dimostrazione plastica delle difficoltà russe, che temendo i missili occidentali a lungo raggio e sta provando ad alzare i toni dello scontro? Difficile dirlo. Ma certo il messaggio di Medvedev segna una svolta non di poco conto. “Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram sono così duri – scrive – La risposta è che li odio. Sono bastardi e imbranati. Vogliono la morte per la Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”. Il riferimento è a chi è contro Mosca, dunque pare di leggere un riferimento anche agli occidentali che erano stati al centro del precedente messaggio riferito alle sanzioni Ue.

“I colloqui sono a zero”

Il punto non sono tanto gli insulti: in fondo anche Luigi Di Maio ha definito Putin un “animale”. Il problema è che, come ammette lo stesso Zelensky, ormai i colloqui di pace sono al livello zero. Russia e Ucraina non si parlano. Nessuno dei mediatori occidentali sembra essere riuscito a portarli sulla via della pace: non Macron, che pure chiede da tempo di non “umiliare Putin”; non gli Stati Uniti d’America, che stanno inviando insieme alla Gran Bretagna nuove armi per permettere a Zelensky di resistere; non l’Ue, che invece si è concentrata – tra mille difficoltà – sul sesto pacchetto di sanzioni. L’unico spazio di mediazione, al momento, sembra passare da Ankara: Kiev e Mosca stanno trattando per permettere al grano ucraino di lasciare i porti.

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