Esteri

“Siamo alla vigilia di un’invasione massiccia di Gaza”. Il piano di Israele

Netanyahu ai suoi ministri: “Questa volta conquisteremo altri territori e li occuperemo per un lungo periodo”

Netanyahu Rafah

Il governo di Israele ha approvato un nuovo piano militare per la Striscia di Gaza che prevede, secondo quanto riportato dal Times of Israel, una vasta operazione finalizzata alla “conquista” dell’enclave palestinese e al successivo “mantenimento dei territori”. Il piano, elaborato dal capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane, Eyal Zamir, ha ottenuto il via libera del gabinetto di guerra e include anche lo spostamento della popolazione civile verso il sud della Striscia, che verrebbe considerato una zona più sicura. “Questa volta non saranno solo incursioni”, avrebbe proclamato Benjamin Netanyahu ai suoi ministri: “Questa volta conquisteremo altri territori a Gaza e li occuperemo per un lungo periodo”. Secondo quanto emerso, il piano non indica quali aree verranno presi dalle truppe, ma alcune fonti israeliane all’Ap parlano di “tutta la Striscia”.

“Dobbiamo farlo, ma alla fine della guerra. Siamo alla vigilia di un’invasione massiccia di Gaza, secondo le raccomandazioni dello Stato maggiore. Poi la esamineremo, e sarà necessario un esame politico, a partire dal primo ministro e dallo staff. Lo esigo. Perché ciò accada, è necessario che si tratti di una commissione accettabile per l’intera opinione pubblica”, ha aggiunto il premier israeliano secondo cui la popolazione palestinese “sarà spostata per la sua stessa protezione”.

Accanto alla strategia militare, l’esecutivo ha discusso un nuovo meccanismo per la distribuzione degli aiuti umanitari, fermi da oltre due mesi. Sarà consentito l’ingresso di beni di prima necessità, ma con rigide misure di controllo per evitare che finiscano nelle mani di Hamas. Secondo le autorità israeliane, le scorte attualmente presenti nei magazzini palestinesi sono sufficienti per circa due settimane. Una fonte governativa ha inoltre riferito che il premier Benjamin Netanyahu continua a sostenere l’ipotesi – già proposta in passato dall’ex presidente statunitense Donald Trump – di un trasferimento volontario della popolazione di Gaza, ipotesi che resta tuttavia estremamente controversa sul piano internazionale.

Il capo di Stato maggiore Zamir ha tuttavia espresso riserve, avvertendo il governo che un’offensiva su larga scala potrebbe compromettere la sicurezza degli ostaggi ancora detenuti da Hamas. Secondo fonti israeliane citate da Channel 13, la vita dei rapiti sarebbe seriamente a rischio. La posizione è condivisa anche dal Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi, che ha duramente criticato la decisione del gabinetto di guerra, definendola “un piano Smotrich-Netanyahu che sacrifica gli ostaggi, la sicurezza e la coesione nazionale”. Secondo un sondaggio citato dal gruppo, il 70 per cento degli israeliani sarebbe contrario all’operazione così concepita.

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Il dibattito è rovente. L’Unione Europea “esprime preoccupazione per l’estensione delle operazioni a Gaza, che provocheranno ulteriori vittime e sofferenze per la popolazione palestinese”, “sollecita Israele a esercitare moderazione e ribadisce con chiarezza che il negoziato è l’unica via percorribile per il ritorno degli ostaggi e la cessazione di tutte le ostilità”. Queste le parole di un portavoce della Commissione europea durante il briefing giornaliero con la stampa: per quanto concerne il campo degli aiuti umanitari, il cui flusso Tel Aviv ha interrotto il quasi due mesi fa, Bruxelles chiede “l’accesso immediato e la distribuzione degli aiuti umanitari, così come il ripristino dell’elettricità e dei servizi essenziali a Gaza”, e invita Israele a revocare il blocco sull’enclave per permettere la distribuzione su larga scala degli aiuti, continua il portavoce, sottolineando che la popolazione palestinese “ha già sofferto troppo negli ultimi anni ed è giunto il momento di porre fine alla violenza e alle sofferenze”.

Anche le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione. L’Onu ha respinto il nuovo modello di distribuzione degli aiuti umanitari proposto da Israele, che prevede la consegna diretta da parte di società di sicurezza private e organizzazioni internazionali a singole famiglie, ognuna rappresentata da un delegato controllato dalle Idf. La popolazione della parte settentrionale e centrale della Striscia dovrebbe essere evacuata verso l’area compresa tra i corridoi Morag e Filadelfia, dove avverrà la distribuzione. L’esercito israeliano non parteciperà direttamente alla distribuzione, ma garantirà la sicurezza dei convogli. Secondo il governo, questo sistema consentirà di evitare che gli aiuti vengano intercettati da Hamas.

Franco Lodige, 5 maggio 2025

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