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Ora è ufficiale: il green pass era una bufala

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Come ampiamente riportato su queste pagine, alla fine anche in Europa, sul tema dei sempre più contestati vaccini anti-Covid a mRNA, ci è accorti che le frottole hanno sempre le gambe dannatamente corte. In particolare, l’ammissione di Janine Small, responsabile per i mercati internazionali della Pfizer, durante una audizione del 10 ottobre al Parlamento europeo, circa la sostanziale inefficacia del relativo vaccino a bloccare i contagi, dimostra ancora una volta l’estrema fragilità scientifica su cui si sono basate, soprattutto in Italia, le incostituzionali restrizioni per contrastare una pandemia a bassa letalità.

Su tutte spicca con grande evidenza, in particolare per i pochi, onesti osservatori con la memoria di elefante, l’abominio democratico del tanto decantato green pass, o lasciapassare sanitario che si dir si voglia. Una misura assolutamente insensata, così come insensati sono stati i lock down e gli inverosimili obblighi che in piccola parte ancora esistono in questo disgraziato Paese non più fondato sul lavoro, bensì su vaccini, tamponi e mascherine.

Una misura, per l’appunto giustificata dall’esigenza di bloccare la trasmissione di un virus che è stato e continua ad essere dipinto come la peste manzoniana, ma che era stata ampiamente contestata – la possibilità di impedire tale trasmissione con i vaccini – fin dall’inizio della pandemia da studiosi del calibro di Giulio Tarro e Luc Montagnier. La loro tesi – che in qualche modo da non scienziato avevo già intuito sulla base di ciò che da sempre accade con i virus influenzali – si basava sul fatto, tra le altre cose, che queste microscopiche entità biologiche ad RNA hanno una capacità di mutare estremamente veloce e, di conseguenza, ciò impedisce che una vaccinazione di massa possa ottenere quella mitica e mistica immunità di gregge che i vari cantori sanitari del terrore ci hanno raccontato per oltre due anni.

Tant’è che, al pari dei profeti dell’imminente Armageddon, i quali tendono da secoli a spostare in avanti la data dell’apocalisse finale, i cosiddetti scienziati della paura hanno costantemente alzato l’asticella della percentuali di vaccinati da raggiungere per coprire l’enorme balla di un vaccino che avrebbe dovuto bloccare il contagio ma che, come riconosciuto dalla portavoce della Pfizer,  “non era stato testato per prevenire l’infezione.”

E così, per legare questo decisivo passaggio al tema del liberticida green pass adottato dal governo Draghi-Speranza, è accaduto che, da un iniziale obiettivo del 60/65% di vaccinati, dal momento che la teorizzata immunità di gregge si comportava come la paradossale tartaruga di Achille, si è pensato bene di imporre un implicito obbligo vaccinale all’intera popolazione, attraverso una vergognosa forma di discriminazione ai danni di chiunque non fosse in possesso del succitato lasciapassare sanitario.

In sostanza, si è impedito con la forza dello Stato ai renitenti al vaccino molte libere attività economiche e sociali, presupponendo che solo costoro fossero in grado di trasmettere il Covid-19, mentre per tutti gli altri, piegati per convinzione o per necessità, il possesso del green pass, in gran parte ottenuto attraverso tre dosi di vaccino, rappresentava una garanzia di estrema sicurezza per sé e per gli altri.

Tuttavia, come da una attenta analisi dei numeri si era compreso sin dall’inizio di una vaccinazione di massa senza precedenti, tesi pienamente confermata dalle ammissioni della Pfizer, né la medesima vaccinazione di massa e né la medievale discriminazione tra eretici senza bollino verde e ortodossi ligi al dovere sanitario, quest’ultimo imposto attraverso un ricatto, sarebbero in alcun modo serviti ad eliminare dalla circolazione un virus da tempo endemico.

In estrema analisi, l’imposizione di un green pass di stampo cinese è stata per molti di noi, vaccinati e non, una umiliazione che mai avremmo immaginato di subire e che ha lasciato significative cicatrici nell’intero corpo sociale. Un colossale danno civile e democratico che non può essere cancellato con un semplice colpo di spugna.

Ed affinché non si debba più ripetere questa sciagurata, vorrei concludere il mio articolo con alcune celebri parole d’ordine del movimento Anonymous: Non dimentichiamo. Non perdoniamo. Non credo si debba aggiungere altro.

Claudio Romiti, 13 ottobre 2022

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