Esteri

La guerra in Ucraina

Pace o armi? Qual è il vero ruolo della Cina

La Cina ha presentato un piano di pace in dodici punti, ma rimane ancora ferma nel non voler condannare l’invasione di Putin

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Solo 21 mesi fa, Vladimir Putin e Joe Biden si incontravano in un vertice bilaterale a Ginevra. La stretta di mano poteva segnare l’inizio di una nuova stagione di avvicinamento tra Stati Uniti e Russia, quando solo un anno prima dall’inizio della guerra in Ucraina, Mosca decise di partecipare addirittura ad alcune operazioni congiunte con la Nato. Putin e Biden definirono quel vertice di “discreto successo”, con la certezza del presidente americano che il leader di Mosca sarebbe stato “pronto a collaborare” per tutti i temi di politica estera, Afghanistan e Ucraina su tutti.

Fu così, però, che esattamente un anno fa il Cremlino iniziava l’invasione di Kiev su larga scala. In sede Onu, la gran parte degli Stati mondiali condannarono l’aggressione indiscriminata attuata dalla Russia, ma le eccezioni ce ne furono. E anche di cruciali. Tra queste, per esempio, la Corea del Nord e l’Iran votarono contro la condanna all’invasione in Ucraina; mentre India e Cina decisero di mantenere una posizione terza con l’astensione.

Il legame Cina-Russia

Ed è proprio sulle sponde cinesi, che Putin ha iniziato a saldare legami negli ultimi 12 mesi. Le sanzioni occidentali, l’isolamento attuato dall’Unione Europea e il fermo supporto Usa al governo Zelensky, nei fatti, hanno spinto Mosca ad affacciarsi verso l’Asia, creando un rapporto col Dragone fondato su un punto decisivo: l’odio verso l’Occidente. I vantaggi sono soprattutto per Xi Jinping. Da una parte, infatti, Putin può contare sull’accesso al mercato interno cinese, formato da circa un miliardo e mezzo di consumatori (non è un caso che la Russia abbia aumentato vertiginosamente le proprie esportazioni di gas e petrolio verso Pechino nell’ultimo anno); dall’altra parte, però, la Cina attirerà sempre di più l’economia russa verso sé stessa, in un’ottica di dipendenza, potendo contare anche sul lato militare. Mosca, infatti, rappresenta ad oggi la prima potenza nucleare a livello mondiale.

Per approfondire:

Nonostante tutto, se sul lato commerciale il legame tra Xi e Putin si fa sempre più saldo, sul versante militare, comunque, Pechino cerca di mantenere una posizione alla “Erdogan”. Spieghiamoci meglio. Per l’intero anno di guerra, la Turchia è stata tra i principali intermediari per trovare una soluzione diplomatica tra Russia e Ucraina. Da una parte, infatti, Ankara gode di un fortissimo legame economico con Kiev, grazie ad un interscambio pari a 8 miliardi di dollari; mentre dall’altra dipende estremamente dalle forniture russe in campo energetico. La duplice alleanza ha posto la Turchia in una posizione da vera e propria equilibrista, che in questo ambito è stata ripresa pure da Xi Jinping.

I dodici punti di pace

Dall’Ucraina, infatti, dovrebbe passare la Via della Seta cinese per poi raggiungere prima Mosca e infine l’Unione Europea. Alla stesso tempo, però, Xi potrà pur sempre utilizzare l’invasione di Putin in un’ottica cruciale, ovvero quella di “distrazione” dell’alleanza atlantica rispetto alle forti tensioni nell’Indo-Pacifico, soprattutto inerenti la questione della “riunificazione” con Taiwan. È da qui che, nella giornata di ieri, Pechino ha deciso di presentare dodici punti contenuti in un piano di pace tra Russia e Ucraina, poi diffusi dal ministero degli Esteri.

Di seguito, i dodici punti:

1- Rispettare la sovranità nazionale di tutti i Paesi.

2- Abbandonare la mentalità della guerra fredda.

3- Cessare le ostilità.

4- Riprendere i colloqui di pace.

5. Risolvere la crisi umanitaria.

6. Proteggere i civili e i prigionieri di guerra.

7. Mantenere al sicuro i siti nucleari.

8. Ridurre i rischi strategici.

9. Favorire le esportazioni dei cereali.

10. Mettere fine alle sanzioni unilaterali.

11. Mantenere stabili i canali di rifornimento e dell’industria.

12. Favorire la costruzione post conflitto.

Un tentativo, quello cinese, di porgere l’altra mano, di offrire una soluzione pacifica ad una guerra che, soprattutto in questo momento, si trova in una vera e propria fase di stallo. Eppure, nonostante la mossa del Dragone in un’ottica diplomatica, Xi Jinping ha anche specificato – per l’ennesima volta – di non voler “porre limiti” nella sua relazione con la Russia e di non voler condannare esplicitamente l’invasione.

Una posizione da equilibrista, appunto, seguita dalle feroci critiche del Sottosegretario di Stato, Antony Blinken, il quale pochi giorni fa aveva allarmato l’Occidente circa la volontà di Pechino di fornire direttamente armi alla Federazione Russa. La Cina, per ora, ha smentito l’ipotesi, ma il corso del conflitto potrebbe cambiare le carte. Ancora una volta.

Matteo Milanesi, 24 febbraio 2023

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