Esteri

Perché è un rischio armare l’Ucraina - Seconda parte

La crisi in Ucraina è delicata: sul fuoco si mette una coperta, lo si soffoca, non si getta benzina

Io non so quale sia il laccio emostatico, se si possa a quel tavolo impegnarsi a non entrare nella Nato e però avere subito il diritto indisturbato a entrare nell’Unione Europea. Non so cosa succederebbe se quattro o cinque dei premier combattenti a distanza delle capitali europee, Roma o Berlino, si dirigessero dopodomani a Kiev con il biglietto d’ingresso omaggio per gli ucraini nel parlamento di Bruxelles, scudi umani e politici della libertà fatta di diritti, non di missili puntati da una parte o dall’altra. Non so, non è il mio mestiere. Ma noto che non è neppure il mestiere delle cancellerie europee, e neanche delle forze politiche, tutte inadeguate al caso, sembrano in una campagna elettorale anche in questa vicenda più grande e più tragica. Trovo debole persino la voce dei leader religiosi, e di quelli morali. Quando ero ragazzo la chiamavamo “la cartolina”. Era la chiamata di leva, la chiamata alle armi. I postini sono indaffarati, in questi giorni.

Ricordatevi però che il 4 di febbraio Putin andò a Pechino e forse ricevette un via libera. Ricordatevi che il tavolo di questa mattina l’ha allestito la Cina, non le Nazioni Unite. Ricordatevi pure tutti i valori che volete, ma siate realisti. Sul fuoco si getta una coperta, lo si soffoca. Non benzina. Tra sconfiggere Putin ed evitare un conflitto mondiale, scelgo la seconda. La solidarietà migliore a chi in questa settimana è stato aggredito è fermare la guerra. Per discutere come ci si è arrivati, e i torti e le ragioni di un conflitto sordo iniziato otto anni fa, e della lunga marcia della Nato a est, per quello ci sarà tempo dopo.

Sono andato lungo, lo so. Però sto per tacere un po’. Oggi inizio a scendere nei Balcani a fare un piccolo lavoro cui tengo molto, a lungo rinviato per la pandemia. Poco computer e poco telefonino, dunque. Grazie per avermi seguito, apprezzato o criticato, ma sempre senza urlare. Arrivederci.

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