Politica

Perché la guerra in Israele rafforza il governo Meloni

Il punto di vista di Luigi Bisignani: “Il conflitto, che durerà a lungo, allontanerà le elezioni”

Che cosa accadrà al governo Meloni con la guerra in Israele e il rischio di un conflitto che si allarghi e duri molto tempo? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Luigi Bisignani, profondo conoscitore delle logiche dei palazzi del potere romano.

La guerra in Israele potrebbe peggiorare la situazione economica, facendo aumentare l’inflazione e (di nuovo) i tassi di interesse. Quali conseguenze per il governo Meloni prevede?
Cinicamente si potrebbe dire che la guerra rafforza il governo come il Covid ha rafforzato l’agonizzante Conte due.

In che senso? 
Alla stregua dell’11 settembre, del pre e post Covid, della guerra in Ucraina, anche con l’operazione al “Aqsa flood”, condotta in Israele dai gruppi armati di Hamas, il mondo intero dovrà parametrarsi con un prima e un dopo. In Italia, per l’attuale governo Meloni possiamo fare una similitudine con il Conte bis. Quell’esecutivo era cotto e si è “salvato” solo per il dilagare della pandemia.

E il governo Meloni?
Ora è rinvigorito, poiché rischiava la tempesta perfetta per i pessimi dati economici e i mercati in fibrillazione. Altresì questa guerra pone la premier in prima linea nei rapporti internazionali grazie alle relazioni che ha saputo instaurare in questo primo anno di insediamento. Ottobre è periodo di Finanziaria e Giorgia ha ora ha validi motivi per non stare a Roma e allontanarsi dai cronici problemi italiani che le stanno ormai stretti.

Intanto la premier ha blindato la manovra, pensa che ci saranno nervosismi nella maggioranza?
La guerra iberna ogni aspirazione. Anche Salvini dovrà farsene una ragione.

Ritiene ancora che Meloni voglia andare alle elezioni anticipate come ha affermato qualche settimana fa ad Affaritaliani.it?
Il governo così com’è non funziona, Meloni lo sa bene perché troppi ministri girano a vuoto ma la guerra che sarà lunga e devastante allontanerà le elezioni.

Nel caso in cui il governo andasse avanti, prevede un rimpasto dopo le Europee? Quali ministri salterebbero?
Si fa prima a dire quali resteranno al loro posto. A parte i capi delegazione Tajani e Salvini sono tutti a rischio. Purtroppo a Palazzo Chigi non sono riusciti a fare squadra… Troppe divisioni e gelosie. Una sola al comando, per quanto tenace, volitiva e che non si risparmia non basta…

Ritiene possibile una fusione Fratelli d’Italia-Forza Italia in una sorta di Partito Repubblicano?
Tajani è convinto di andar avanti da solo sulla mozione degli affetti nel segno di Berlusconi. È una scommessa. Berlusconi lo meriterebbe, ma Forza Italia da sola non la vedo proprio anche perché sono tutti contro tutti.

Quando ci sarà il via libera alle riforme istituzionali con il premierato, Sergio Mattarella si dimetterà?
Mattarella lotta assieme a noi si potrebbe dire, e non mi pare che abbia alcuna idea di dimettersi e poi per le riforme vedo ancora notte fonda nonostante gli sforzi di Casellati.

Come finirà la “guerra” tra governo e una parte della Magistratura in particolare sul fronte migranti?
Se l’immigrazione non diventa finalmente un business organizzato con corsi di formazione pagati dalla Ue e si cambia regime, la magistratura continuerà a fare stop and go a seconda di quali pm politicizzati se ne occuperanno.

A sinistra, Elly Schlein sarà ancora segretaria del Pd dopo le Europee?
Visto che parla così bene l’inglese si potrebbe parafrasare un bel film “Dead woman walking”, ovviamente scherzando.

Pensa che ci sarà un accordo Pd-M5s?
Alle prossime Europee lo escluderei, per entrambe la soglia del 4 per cento non è un problema. Ma Conte sta diventando un perfetto Masaniello altro che Azzeccagarbugli e Schlein lo subisce.

Che cosa accadrà al centro diviso tra Calenda, Renzi e molti altri soggetti minori?
L’unico protagonista sulla scena è Renzi, gli altri girano a vuoto.

Alberto Maggi per Affaritaliani.it

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