Esteri

La guerra in Ucraina

Perché Putin ha già perso

Gli eventi di questi mesi hanno esposto al mondo la fragilità dell’orso russo e del suo apparato militare

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No. Putin non “ha già vinto”. È esattamente il contrario… Basta guardare alle cose senza paraocchi ideologici. Mi duole dover rispondere ad un articolo apparso sulla nostra Zuppa in cui si annuncia con sicurezza che “Putin ha già vinto la guerra”. Apprezzo molto la diversità e la libertà di opinioni che la Zuppa offre ai lettori. Perciò permettetemi di dire la mia.

Pil e popolazione

L’articolo comincia citando la disparità di popolazione e di Pil tra la Russia e l’Ucraina. Da cui l’inevitabile vittoria russa. Gli eventi di questi mesi hanno invece esposto al mondo la fragilità dell’orso russo e del suo apparato militare. La Russia sarà più ricca dell’Ucraina ma rimane un paese con un’economia profondamente depressa. Il Pil russo è equivalente a quello della Spagna per una popolazione di 144 milioni di persone (la Spagna 44).

A differenza della Spagna però, la Russia deve mantenere con il suo ridotto Pil un arsenale nucleare da superpotenza e una flotta oceanica, soprattutto sommergibili, di primo livello ma oggi del tutto sproporzionata. Una questione di prestigio piuttosto che di reali necessità militari. Quanto può rimanere per aviazione ed esercito? Molto poco e si è visto in questi giorni.

Risorse limitate

I famosi 120 BTG (Battalion Tactical Group, la task force operativa del riformato esercito russo. Circa 800 soldati ciascuno) erano già fin dall’inizio troppo pochi per un boccone come l’Ucraina. E ora la Russia non ha riserve. I filorussi possono vaneggiare sui milioni di soldati pronti a scatenarsi sull’Ucraina e a minacciare la Nato, ma questi contingenti non esistono. Per la famosa offensiva del Donbass, i russi hanno solo potuto contare sulle molto malridotte unità ritirate da Kiev e Kharkov.

Queste unità, risistemate alla bell’e meglio, sono state spostate nel Donbass. Risultato: si sono nuovamente impantanate. Anche perché, sorpresa, ritirandosi da Kiev hanno liberato altrettante unità ucraine (tra le migliori dell’esercito ucraino) che sono subito andate, anche loro, nel Donbass.

Fallimento iniziale

I russi non sono riusciti a piegare gli ucraini nel momento di massima potenza, cioè nei giorni dell’attacco iniziale. Non ci riusciranno neanche adesso con le loro file assottigliate e gli ucraini che ricevono armi e munizioni dalla Nato (per questo è così importante la pressione sull’opinione pubblica contro il sostegno all’Ucraina). Tutti, chi scrive compreso, davano gli ucraini sconfitti nel giro di due settimane. Gli ucraini, diciamo la verità, hanno stupito il mondo, suscitato l’ammirazione degli analisti militari e il grande rosicamento dei filorussi nostrani.

Ricordate il convoglio lungo 60 km? Neutralizzato, disperso in mille rivoli e ricacciato indietro. I russi hanno dimostrato di avere seri problemi con la logistica e il coordinamento delle forze. L’aviazione è stata incapace di imporre la superiorità aerea. Il numero di sortite giornaliere è sempre rimasto sorprendentemente basso e basso il numero di aerei coinvolti. Segno che le capacità russe di coordinare campagne aeree è molto al di sotto degli standard Nato. I cieli ucraini rimangono molto pericolosi per aerei ed elicotteri russi e questo, vista la disparità numerica, è imperdonabile.

 

La guerra di attrito quindi, non è favorevole ai russi che, in quanto attaccanti, subiscono più perdite. Le perdite di soldati professionisti in grado di operare sistemi d’arma sofisticati non sono rimpiazzabili mandando allo sbaraglio nuove leve di coscritti. Per ribaltare la situazione i russi dovrebbero ricorrere alla manovra, vale a dire l’uso brillante delle loro tutt’altro che infinite risorse. Una mossa alla Rommel o alla Zhukov. Da quello che si è visto finora, con i loro mezzi sempre imbottigliati lungo le strade, esposti a bombardamenti ed agguati continui, la leadership militare russa sembra incapace questo livello di sofisticatezza strategica. E forse ormai è già troppo tardi. Questi sono i fatti sul campo che sono (entro certi limiti) opinabili ed interpretabili. E poi c’è l’ideologia che genera giravolte mentali, francamente più vicine alla più pura propaganda.

Russia, ingenti perdite

I russi avanzano lentamente perché “Putin non vuole troppe perdite”. Ah sì? In questo mese, anche prendendo per buone le stime più basse, la Russia ha avuto più morti che gli Usa in 20 anni di Afghanistan e Iraq messi insieme. E che dire del disastro del primo giorno quando il blitz aviotrasportato delle forze speciali verso Kiev è clamorosamente fallito. La Russia ha perso, in poche ore, così centinaia dei suoi migliori soldati. “Sempre più esperti, anche occidentali, ammettono che la resa ucraina sia solo questione di tempo”. Chi? Tutti quelli che seguo da settimane discutono solo sulle ragioni del fallimento russo (alcuni gongolando, lo ammetto). “Schiacciante superiorità aerea russa”. Assolutamente falso, come abbiamo già detto.

La Nato che addestra “segretamente” gli ucraini. Già. La bieca Nato. Peccato non si aggiunga mai che la Russia non si è limitata ad addestrare i separatisti del Donbass. Ci ha proprio mandato l’esercito e i carri armati. Abbattendo tra l’altro un aereo di linea proveniente da Amsterdam, in caso vi siate scordati. Ma la vera perla è quando si afferma che la ritirata da Kiev sia stata dovuta “a ragioni politiche” e non causata da una sconfitta militare. Quali sarebbero le ragioni politiche? I media americani. Vi giuro proprio così: “I media occidentali che hanno trasformato Zelensky in un eroe”. Cioè vi immaginate questi carri armati russi che arrivano alle porte di Kiev ma, poverini, decidono di ritirarsi perché Zelensky è sulla copertina del Times.

Questo livello di negazione dei fatti è inaccettabile. Ma forse, tutto sommato, per chi filorusso non è, questo è un bene. Lasciamogli credere alle fulgide sorti della potente armata rossa…  scusate volevo dire esercito russo. Lasciamogli credere agli ucraini demoralizzati, corrotti e pronti ad arrendersi. Andranno di batosta in batosta come fatto finora. Perché è chiaro che anche la leadership russa si è messa a credere troppo alla sua stessa propaganda. Credevano che l’Ucraina sarebbe crollata come un mazzo di carte. Come la Cecoslovacchia nel ‘68. E invece sono dovuti battere in ritirata da Kiev. Fermati da una copertina del Times, naturalmente.

Stefano Varanelli, 5 maggio 2022

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