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Politica estera, un anno di disastri - Seconda parte

Netanyahu scruta guardingo i continui viaggi di politici e top manager di partecipate di Stato italiane a Doha, convinto che il Qatar sostenga l’Islam rivoluzionario. Se poi si considera che Qatar e Iran sono in ottimi rapporti con la Cina, ce n’è abbastanza da saldare Trump e Bibi Netanyahu contro Roma. E se un governo italiano non dialoga con gli Stati Uniti e Israele è automaticamente fuori dai giochi internazionali. Come il sottosegretario Giorgetti ha fatto notare, il presidente Conte tende sempre dalla parte dei grillini, così alla Casa Bianca c’è preoccupazione per le prese di posizione italiane sempre a favore dei Paesi “nemici” degli Usa. Anche a costo di rimetterci in termini di sanzioni economiche, Salvini dovrà convincere l’establishment statunitense che lui non è troppo vicino a Putin, così come Di Maio alla Cina. Mission quasi impossible.

A Parigi, Berlino e Londra, capitali importanti d’Europa, l’Italia di Conte pesa poco o nulla, come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sa bene, dal momento che è chiamato ogni volta a metterci una pezza. Negli anni passati la nostra politica estera era riconosciuta e apprezzata su due punti fermi: i rapporti privilegiati con la Santa Sede e una forma di autorità sulla Libia. Con il Vaticano di Bergoglio e soprattutto con la Libia, per il balletto tra Haftar e Serraj, adesso siamo praticamente agli stracci. È ora che qualcuno con un po’ di esperienza internazionale se ne occupi davvero.

Luigi Bisignani, Il Tempo 26 maggio 2019

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