Articoli

Populismo buffonesco

Il patetico show della Littizzetto su Musk. Ma ormai non fa più presa, è anzi la tomba di qualsiasi intento ironico e satirico

Luciana Littizzetto Elon Musk

Una delle tragedie minime ma non esigue della politica in generale, della sinistra in particolare sono i giullari che si mettono a fare gli ideologi, i moralisti: Serra che promuove l’Europa senza ombra di ironia, Benigni che spinge Ventotene, quell’altro col faccino tutto accartocciato che prova le sue provocazioni penose, da social, tra un flop televisivo e l’altro, e da ultima arriva la Littizzetto detta Lucianina, questo Sbirulino di Fabio Fazio che non avendo più l’età per tirar su le natiche, come faceva fino a poco tempo fa, ha scelto di tirar giù il morale.

La sua letterina a Musk è raggelante come lo sono le occasioni mancate, i fallimenti per di più pieni di sé: era ghiotta l’occasione per sfottere un tecnopadreterno immerso nelle sue contraddizioni, uno dei padroni della finanza globale che possono tutto e il suo contrario, scagliarsi contro i feticci della modernità in cui stanno immerso, finanziare per anni la sinistra plutocratica e come niente passare a foraggiare la destra ugualmente plutocratica, insomma il materiale con questi qui non manca: Lucianina ne fa un monologo volgare, patetico, di ispirazione infantile (si vede che glielo ha fatto il rentier ventoteniano da amaca), a base di caccole, acidità capricciose, insulti facili, “caro nazista”, i castori col diritto di voto, le donne umiliate, il tutto ispirato ad un personalismo imbarazzante, con sotto le risatine stridule e gli sghignazzi della claque. Terribile, ma la sinistra che non avendo più gli strumenti analitici ha rimosso la realtà si sballa delle sue sciocchezze televisive o piazzarole e non va oltre.

Non c’è satira e non c’è cattiveria, c’è un tristerrimo vittimismo rognoso che si specchia nella propaganda: “Caro Musk, caro muschio, sono Luciana e sono europea”. Ma sì, abbiamo capito, sei di conserva, il partito ha mobilitato i suoi e anche questa professoressa di musica miracolata si accoda, si allinea: “Lascia stare Mattarella, non ti azzardare”. Tutto chiaro, anche troppo. La filosofia è la solita del comunismo imbolsito: tu, tu sei un nemico, un infame, tu fomenti odio, tutti ti odiano perché te lo meriti però i depositari dell’odio siamo noi, gli unici a poterlo praticare siamo noi che teniamo per le palle la morale. Se tu scateni odio è perché sei un fascista, se lo liberiamo noi è per la causa democratica. Un populismo buffonesco che ormai non fa più presa, che è la tomba da qualsiasi intento ironico, satirico.

Satira chiamare Musk maschio o muschio? No, satira sarebbe dire che Littizzetto è coeva del Manifesto di Ventotene ed invecchiata altrettanto male. Ma se lo fai si ingessano dietro il frasario senza parole del politicamente corretto che gronda sdegni partigiani. Oppure, volendo, potrebbe essere la mera constatazione della realtà di un tecnocrate che denuncia gli strumenti della post modernità come le auto elettriche che per primo ha messo in commercio. Littizzetto detta Lucianina non ci arriva, lei o chi per lei tradiscono tutt’altra ossessione che poi è l’eterno feticcio della sinistra bottegaia, il soldo: in 4 minuti ricorda come fosse una colpa biblica dieci che Trump è un miliardario, che ne ha troppi, però ha perso 137 miliardi in due mesi: questo dovrebbe interessare? Dovrebbe divertire? Il numero di varietà è così sconfortante che lo stesso Fazio lo chiude con l’aria sbrigativa di chi preferisce voltar pagina, dedicarsi ad altro, compiacere il prossimo trombone di sinistra in scaletta.

Leggi anche:

Se la propaganda del PD e i suoi derivati è ridotta a questo, sono conciati malissimo: è più efficace, in senso comico, l’eloquio di Elly appena apre bocca, per non dire le contorsioni dei due gemelli dell’autogol, Renzi e Calenda, così divisi, così uguali nella inconsistenza manovriera. Così ispirati al buffo naturale che connota l’intero parco politica, con punte di eccellenza nel giro salisiano ed estremista piddino. La sinistra da sempre usa l’umorismo, reale o presunto, in funzione zdanoviana, ma nel suo passato restano esempi di efficacia, lampi di genialità mascalzonesca: adesso è azzerata al purissimo nulla, al fondo del barile per cui una in fama di umorista gergale, tutta “culo” e “figa”, incolpa Musk di avere creato difficoltà alla comicissima coppia Fratoianni Piccolotti che la Tesla ce l’hanno ma se ne vergognano ma non la vendono. E quello ridicolo sarebbe lui?

Certo, sono tempi di pensieri e talenti deboli, tempi in cui la fregola militante fa premio su qualsiasi merito artistico e si giustifica di per sé: più uno è indecente e più arriva o resta, siamo alla libido serviendi di la Boétie. Con la non lieve differenza che le catene più che il popolo se le tiene volentieri la classe parassitaria dei giocolieri, degli intrattenitori. Saremo noi incapaci di cogliere lo spirito di Ventotene e di Che tempo che fa, ma quegli sghignazzi sotto il vaniloquio di una dalla funzione certa ma dal ruolo misterioso ci mettevano addosso una tristezza infinita, una mestizia dilagante; e in quei 4 minuti infiniti, ci veniva solo da ripetere la satira maschilista di Giovenale, “collige sarcinulas et exit”, raccogli le tue carabattole e sparisci, nonnettina mia.

Max Del Papa, 8 aprile 2025

Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde

SEDUTE SATIRICHE