Politica

Primo maggio, baraccone dei sindacati che non pensano più al lavoro

Si tratta sempre del solito, indigesto minestrone ideologico che sentiamo ripetere da alcuni decenni

landini 1 maggio

Come da tradizione, dopo le trite e tristi liturgie del 25 aprile, il Primo maggio ci tocca il tormentone sindacale, con il classico concerto in salsa alternativa in quel del Circo Massimo a Roma.

I capi in testa della cosiddetta Triplice sindacale, uniti almeno in questa particolare occasione, interverranno alla manifestazione nazionale che hanno deciso di far svolgere a Monfalcone, così come riporta un articolo del sito online della Cgil di cui riportiamo un passaggio che definisce, se ce ne fosse ancora bisogno, il brodo di coltura in cui sguazzano soprattutto Cgil e Uil: Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale” è lo slogan che CGIL, CISL e UIL hanno scelto per la Festa dei Lavoratori 2024. Così i tre sindacati confederali dedicano la giornata del Primo Maggio 2024 al ruolo strategico dell’Europa quale costruttrice di pace, lavoro e giustizia sociale, in un momento storico attraversato da molte crisi, ambientali, sociali, fino alle troppe guerre ancora in corso.”

Di fondo, secondo una tradizione che viene da molto lontano e che, tuttavia, non sembra portarci da nessuna parte, ci si richiama ad una sorta di determinismo progressista, che sarebbe ostacolato dalle cosiddette forze conservatrici con le quali gli infallibili profeti del sindacato si trovano perennemente in lotta.

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A tale proposito già il 15 aprile scorso il lìder maximo Maurizio Landini ha chiaramente definito in una dichiarazione alla stampa la sua linea bolscevica proprio in previsione della Festa dei lavoratori, e che sarebbe più appropriato definire Festa del lavoro: “Il primo maggio quest’anno è una festa di lotta e di mobilitazione, perché chi lavora sta male, non arriva alla fine del mese ed è aumentata la precarietà. Perché in Europa le politiche europee stanno peggiorando le condizioni di lavoro, e quindi noi scendiamo in piazza proprio per rivendicare la costruzione di una Europa in cui il lavoro, non precario ma con diritti, la pace e non la guerra, la giustizia sociale e non l’evasione e non l’illegalità nel lavoro tornino ad essere la bussola per il futuro dell’Italia e dell’Europa.”

Come si vede si tratta del solito, indigesto minestrone ideologico che sentiamo ripetere senza differenze sostanziali da alcuni decenni, sebbene con l’avvento di Landini i termini si siano sensibilmente inaspriti e vengano ripetuti sempre con grande enfasi. Ovviamente, oltre ai temi infiniti della precarietà, dell’evasione fiscale e della chimerica giustizia sociale, durante i vari comizi non potranno mancare importanti richiami ai morti sul lavoro – che ci vedono agli ultimi posti in Europa -, all’antifascismo, ai migranti da accogliere a braccia aperte, alle presunte discriminazioni ai danni delle donne e della comunità arcobaleno e chi più ne ha più ne metta.

Il baraccone politico-sindacale ha riacceso la vecchia fiaccola e i biglietti sono già andati a ruba, almeno così ci raccontano i loro leader altruisti. Altruisti nel senso che, come disse il compianto Antonio Martino, sono dediti a fare il bene con i quattrini degli altri, tenendosi ben stretti i propri. Ma questa è tutta un’altra storia.

Claudio Romiti, 1º maggio 2024

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