All’interno del Pd si sta consumando uno priscodramma. La spaccatura emersa in Europa sul voto relativo al riarmo ha avuto ripercussioni significative sul Nazareno, lasciando a Elly Schlein un grattacapo non di poco conto. Il partito è diviso in due fazioni: da un lato i sostenitori della segretaria, dall’altro tutti quelli che mal sopportano la linea di estrema sinistra. In risposta alle richieste di un confronto interno e alla possibilità di un congresso, Schlein ha rilanciato dichiarando: “Serve un chiarimento politico. Le forme e i modi li valuteremo”. Un messaggio chiaro: non sarà lei a dover rendere conto, ma chi ha condiviso la linea di alcuni eurodeputati, come Stefano Bonaccini e Pina Picierno, che a Strasburgo non hanno seguito le indicazioni ufficiali del Nazareno.
Il dibattito sull’Europa ha acuito anche le distanze tra il Pd e il Movimento 5 Stelle. Nonostante la bocciatura della Schlein al riarmo avesse in un primo momento avvicinato le due forze politiche, la sua scelta di optare per l’astensione, seguita dalla “diserzione” di metà dell’eurogruppo che ha votato favorevolmente, ha dato l’occasione a Giuseppe Conte di criticare apertamente il Pd. “Abbiamo visto un Pd che si è diviso in Ue”, ha dichiarato il leader M5s, “un partito in forte difficoltà. L’astensione è la cosa più incomprensibile. Di fronte a una von der Leyen che spreca 800 miliardi in armi, senza una difesa comune, tu cosa fai? Dici non mi pronuncio?”.
Prima di dover fare i conti con possibili alleati, Schlein dovrà concentrarsi sulla coesione interna del suo partito. Il prossimo passaggio cruciale avverrà martedì al Senato, quando si discuterà e voterà una risoluzione sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del consiglio europeo. In quell’occasione, il Pd potrebbe essere nuovamente chiamato a pronunciarsi sul riarmo dell’Ue, con il rischio di una riproposizione della spaccatura già vista a Strasburgo. La segretaria ha ribadito la sua posizione: “Quando vediamo piani di investimenti sull’autonomia strategica, dobbiamo parlare anche di difesa comune, che per noi è una cosa ben diversa dal riarmo dei singoli 27 Stati membri”.
Il coordinatore dei riformisti Pd – area critica nei confronti della segretaria – Alessandro Alfieri ha espresso la speranza di evitare una nuova frattura: “Ci sarà un momento di confronto nei gruppi parlamentari. Lo dico da capogruppo in commissione, prima che da membro della segreteria. Ho dato ampia disponibilità a trovare punti di condivisione”. Molti parlamentari, inoltre, hanno chiesto alla Schlein di promuovere un dibattito interno sulla politica estera. E la parola “congresso” è tornata a circolare, evocata tanto da esponenti contrari alla segretaria, come minaccia di una resa dei conti, quanto da chi è convinto che un nuovo congresso rafforzerebbe ulteriormente la sua leadership. Una cosa pare certa: il voto sul riarmo può diventare un mezzo per destituire l’ex vice di Bonaccini. E qualcuno potrebbe essere tentato a cavalcare l’onda per dare una sterzata al Pd.
La sensazione è che anche al Nazareno si stiano preparando a una forma di confronto. “La segretaria e il partito decideranno come affrontare la discussione, stabiliranno quale sarà lo strumento più idoneo”, ha dichiarato il capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia. “Io non penso che serva un congresso”, ha detto invece il deputato Andrea Alfieri. Piero Fassino ha criticato l’astensione, definendola una “mezza strada”, mentre Gianni Cuperlo, pur difendendo la posizione del Pd in Ue, ha chiesto un “confronto aperto” coinvolgente tutto il partito, lasciando alla segretaria la scelta di tempi e modalità.
Leggi anche:
“Macché congresso. Abbiamo una segretaria eletta da appena due anni e un gruppo dirigente plurale da coinvolgere. Tra due anni votiamo alle Politiche e tra pochi mesi abbiamo le Amministrative e un test sulle Regionali. Dobbiamo definire una linea politica internazionale solida, dopo lo sconvolgimento dell’avvio dell’era Trump” le parole al Messaggero dell’eurodeputato Pd Matteo Ricci. “Alcuni parlamentari hanno ritenuto la risoluzione un passo avanti e hanno votato favorevolmente. Altri, come me, l’hanno ritenuta ancora insufficiente, anche a causa della sbagliata impostazione di Von der Leyen. Non drammatizzerei, quindi, ma serve sicuramente un confronto politico ulteriore. Credo che il Pd dovrebbe essere una forza del pacifismo pragmatico”.
Insomma, il clima è rovente e il ragionamento è molto semplice: se non fosse stato per gli indipendenti, il voto in Europarlamento si sarebbe trasformato in un lapalissiano voto di sfiducia contro la Schlein. Il messaggio recapitato a Elly è forte e chiaro: bisogna invertire la rotta. Perchè altrimenti la poltrona da segretaria traballerà sempre di più…
Franco Lodige, 14 marzo 2025
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).