Politica

Purificami oh Soumahoro, sarò più bianchizzato della neve

Mi arrendo: la teoria del deputato con gli stivali supera le convergenze lineari della circolarità di Elly Schlein

soumahoro bianchettizzazione © draganb tramite Canva.com

Noi mi sa che l’abbiamo sottovalutato a questo. Tutti a compatirlo, gli stivali infangati, la retorica trombona, “mi ditcie cocia vi ò fatcio?”. Invece è un genio oltre Elly Schlein e le sue armocazzole brematurate. Perché solo un genio può fare, dal suo ostinato scranno del gruppo misto frutta alla Camera, una simile prolusione sulla bianchizzazione del pensiero e la “lutcie” razzista. Per il nostro ottico d’importazione, la luce è bianca, l’oscurità nera e questo è un chiaro portato del “rassismo” culturale occidentale bianco tossico patriarcale femminicida negassionista: ha ragione, basta con le ubbie scientifiche, la scienza è un’ipotesi e deve piegarsi agli ultimi ritrovati del pensiero: Mario Tozzi, Luca Mercalli, Bubi Burioni e Abou Soumahoro. Chi se ne frega delle frequenze, le lunghezze d’onda, lo spettro, fanculo Newton, che era un rassista, e i suoi cazzo di esperimenti da piccolo chimico: la luce non è un fascio ma è fascia, è patriarcale in quanto bianca. Scusate, chi l’ha stabilito che la luce è bianca? Dio? Fanculo pure a lui. Io quando voglio dormire accendo un faro, me lo sparo dritto negli occhi, se devo leggere invece spengo tutto e con la luce nera ci vedo una favola. Cioè sai cosa me ne frega a me dell’elettromagnetismo e della meccanica quantistica.

Qui c’è in ballo la bianchizzazione, vuoi mettere? Per spiegarla meglio il moro Soumahoro potrebbe andare da Bianchina Berlinguer. “Voglio parlare qui di come noi, la politica e il governo, intendiamo affrontare il tema della bianchizzazione del pensiero, perché è quello stesso pensiero che si manifesta attraverso il linguaggio della politica quando utilizza il termine della sostituzione etnica (…) il termine dell’equazione tra ciò che viene ritenuto civile, luce, e ciò che viene ritenuto buio, oscurità, cioè tutto ciò che si manifesta al di fuori del bianco”. Tarapia tapioca, allacciascarpa scarpallaccia: tutto l’emiciclo a pavimento. Il compagno stivali, implacabile: “Spiegatemi perché bisogna percepire i migranti come delinquenti?”. Magari perché l’8% commette il 45% dei reati, ma che stiamo a sottilizzare, sempre sti numeri di merda, che non significano niente.

Rassisti pure quelli. Numeri bianchi. “E perché l’Islam dev’essere considerato una minaccia?”. Veda lei, onorevole a fondo perduto. Si faccia, magari, visto che i soldi non mancano e il tempo avanza, un giretto in Francia, a Parigi, dove oramai sono la maggioranza, quanto meno in senso politico, i tassi di crescita sono esponenziali, tanti bei virgulti africani, per la gioia di Macron che ha fatto mettere l’aborto in Costituzione e la Torre Eiffel s’è illuminata d’immenso ma non è chiaro chi potrà fruirne, o abusarne, visto che l’Islam politico francese ha subito fatto sapere che non accetta la presunta conquista di civiltà. Sbandierando scimitarre. Quanto a Gaza, 7 ottobre, non pervenuta: il compagno Soumahoro stava sudando come un bianco sul prossimo libro le cui vendite gli frutteranno un maniero.

C’è un diritto all’eleganza, uno a sfruttare i compagni migranti neri, e uno alla luce oscura. E c’è un dovere alla nerizzazione. In un’epoca che il bianco lo bandisce ovunque, perfino per mano dell’intelligenza artificiale, che ricorda quella di Soumahoro. Il quale quando espone, nel senso anafestico, ci fa sentire tutti non bianchi, non neri ma Giovannone, il cuoco della figlia del Mascetti, “sparecchiavooo…”: “‘Un’ho capito ‘n cazzo!”. Ecco: è l’informazione che volevamo. Gli stadi d’Europa sono pieni, intere squadre sono monopolizzate da campioni, neri, neri come il carbon, o in 50 sfumature di scuro, ma Abou non ci sta: “Siamo di fronte a una costruzione sociale che gerarchizza la società, che non riesce a dare una lezione ai bambini, a quel mondo del calcio, ai giovani e ai piccoli che, guardando ciò che avviene negli stadi, si pongono la domanda: quand’è che avremo in Italia, nei nostri stadi, un allenatore nero, un arbitro nero?”. E son problemi sono, urgenze prioritarie.

Sbaglieremo noi, ma da questo accanimento terapeutico contro se stesso, da questa ossessione (armo)cromatica, da questo vittimismo pigmentato, sembra affiorare un profondo, freudiano sentimento di invidia: ma cosa ci rompi i coglioni, ma finiscila una buona volta con sti distinguo cutanei, che ormai ci sei rimasto solo tu, manco più il Black lives matter. Ma viviti la tua pelle tranquillo, che l’Italia rassista ti ha accolto, coccolato, vissiato, spedito in Parlamento a beccare lo stipendio di un manager senza saper fare niente. Avercene, di rassismo così, caro il mio sparafucile.

“L’ignoranza è nera, l’intelligenza è bianca. La capacità di elaborazione è bianca, mentre quando il nero inizia ad agire, a pensare, ad elaborare, a riflettere, viene circoscritto, esce dalla sua sfera di naturalità”. E alla sfera di naturalità anche Elly, quella delle convergenze lineari fuori dalla circolarità, si arrende, consegna l’onore delle armi: il non plus ultrà sei tu. Soumahoro è troppo giovane per saperlo, ma a lui l’unico luminoso che gli piace davvero è Sendero, chi era costui? Se lo facesse spiegare dai demiurghi che ce l’hanno rifilato e adesso fanno finta di niente, il duo champagne Bonelli & Fratoianni.

Max Del Papa, 7 marzo 2024

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