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Quanto vendono (poco) i giornaloni in Italia

Continuano a diminuire le vendite dei giornali italiani cartacei. Il tracollo riguarda soprattutto La Repubblica

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Il tramonto, o meglio, il tracollo dei giornali. Ebbene sì, non è una novità: con l’avvento del digitale e della notizia a portata di click, ormai si punta più sulla velocità elettronica, piuttosto che alle lunghe paginate di quotidiani cartacei. Eppure, se il fenomeno non aveva ancora toccato pienamente i grandi giornaloni, i dati sulle vendite dell’ultimo anno cominciano a destare numerose preoccupazioni, soprattutto nella redazione di Repubblica.

Il quotidiano diretto da Molinari, infatti, ha conosciuto un vero e proprio tracollo nell’ultimo anno (i dati che andremo a riportare riguardano un arco temporale che va da ottobre ’21 fino ad ottobre ’22), anche se rimane saldamente al secondo posto della classifica dei giornali più venduti in Italia. Nonostante tutto, la forbice con il Corriere della Sera continua ad aumentare.

Se, ad ottobre ’21, il deficit di Repubblica era di circa 78mila copie, oggi è arrivato a 112mila. Rispetto all’anno scorso, il Corsera cresce del 3,44 per cento, mentre Repubblica perde il 17,22 per cento, il peggior dato tra i sedici principali quotidiani italiani. Ma il fenomeno interessa la stragrande maggioranza dei giornali, fatta eccezione per tre casi, quelli di Libero, La Verità ed Il Fatto Quotidiano, che incrementano i propri dati di vendita rispettivamente del 4,40 per cento, del 7,37 per cento e del 4 per cento. Male anche Stampa, Giornale Sole 24 Ore, in calo di quasi l’11 per cento.

Questi dati, però, sembrano coincidere con i risultati elettorali del 25 settembre. I giornali in crescita, infatti, sono proprio quelli rappresentativi dell’area conservatrice, da cui attinge maggiormente Fratelli d’Italia, mentre Il Fatto Quotidiano rappresenta soprattutto il mondo pentastellato, che ha ottenuto consensi al di sopra delle aspettative nelle scorse elezioni, e che oggi si attesta secondo partito del Paese.

L’area progressista della stampa, invece, subisce un vero e proprio tracollo, che guarda caso coincide con quello del Partito Democratico, movimento di riferimento dei lettori de La Repubblica e de La Stampa. Un forte ridimensionamento dei numeri si nota anche dalla vendita delle copie digitali dei due quotidiani. Rispetto allo scorso anno, infatti, il giornale di Molinari è in calo di 8mila copie, mentre quello diretto da Giannini di circa 3mila, rispettivamente con un -25,9 per cento e un -21,1 per cento.

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