Cultura, tv e spettacoli

Rai, Mentana svela la farsa sull’addio di Amadeus e TeleMeloni

Il direttore del Tg di La7: “Non c’è nessun allarme democratico”. E sulla “fuga” al Nove: “Non è una rivoluzione”

Enrico Mentana e amadeus in Rai

Negli ultimi giorni, il dibattito tra il governo di centrodestra e l’ambiente mediatico italiano si è intensificato, alimentato da accuse da parte della sinistra che punta il dito contro presunte manovre dell’esecutivo volte a piegare l’informazione a proprio favore, sollevando preoccupazioni per la salute della democrazia. Nonostante queste aspre critiche, Enrico Mentana, direttore del TG La7, fornisce una prospettiva differente, mettendo in discussione la fondatezza di tali accuse.

In un’intervista rilasciata a La Stampa, Mentana smonta l’idea che ci sia un’occupazione della Rai da parte dell’attuale governo, nonché le preoccupazioni legate ad una serie di scioperi annunciati e un diffuso malcontento tra i giornalisti. La sinistra dipinge un quadro di strategie mirate a trasformare il servizio pubblico in un veicolo di propaganda politica, ma secondo Mentana, questa rappresentazione distorce la realtà.

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Mentana, con un approccio pragmatico, minimizza gli allarmi riguardanti i suddetti scioperi e le accuse di crisi democratica. Egli argomenta che il cuore delle polemiche attuali ruoti attorno al bilanciamento di tempi e spazi all’interno della copertura mediatica, piuttosto che a effettive minacce autoritarie. “Nessun allarme democratico” è la sua netta posizione, che scaccia l’ombra di una deriva autoritaria.

Al centro della contesa troviamo anche la Rai e l’annuncio di un pacchetto di scioperi che ha attirato l’attenzione generale. Tali scioperi sono stati visti da alcuni come un segnale di opposizione alle pressioni politiche, posizione che Mentana contesta, invitando a focalizzarsi su questioni di maggiore sostanza. “Sono entrato al Tg1 e rimasto lì 8 anni quando il direttore non cambiava a ogni nuovo governo, ma a ogni congresso della Dc. Nessuna Usigrai si è mai lamentata del fatto che tre anni fa c’era un unico partito di opposizione”. Cioè FdI.

Un altro tema di discussione è la “par condicio“, il principio che assicura una copertura mediatica equa e imparziale durante le campagne elettorali. L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai, ha sollevato dubbi su come questo principio sia attualmente applicato, ipotizzando un tentativo di minare l’equità mediatica. Tuttavia, Mentana respinge anche questa prospettiva, facendo notare come le lotte tra partiti e media abbiano sempre caratterizzato il panorama informativo italiano, a prescindere dal governo in carica.

Le scelte professionali di personaggi noti come Amadeus e Fabio Fazio, che hanno deciso di lasciare la Rai, aprono un altro fronte di discussione. Secondo Mentana, tali decisioni andrebbero interpretate attraverso le logiche del mercato piuttosto che come risultato di pressioni politiche. “Se uno se ne va dalla rai quando comanda il centrosinistra si dice in un modo, quando comanda la destra si dice in un altro. Lavorerei molto volentieri in una rete televisiva con Amadeus, ma non mi immagino una Rai povera senza di lui”. Insomma: il Nove “in tre quattro anni ha portato Crozza, Fazio e Amadeus – dice Mentana – non mi pare la rivoluzione d’ottobre”.

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