Cronaca

Rinfreschiamo la memoria a Rula Jebreal

La giornalista continua a puntare il dito contro il “fascismo dilagante” nonostante venga smentita dai dati

© Suzy Hazelwood tramite Canva.com

“È vero, ho cambiato idea dopo il massacro dei bambini a Kfar Aza. Per anni, in Italia, abbiamo accolto tutti coloro che arrivavano dal mare. Io stessa dicevo: poveretti, dobbiamo aiutarli. Ma adesso è molto diverso” perché “l’antisemitismo sta attraversando la Palestina e l’intero mondo arabo”. Sono queste le parole di Edith Bruck, la scrittrice novantaduenne sopravvissuta ad Auschwitz, dichiarando altresì di non avere più posizioni così distanti da quelle di Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

Parole che non ha gradito Rula Jebreal, la giornalista e attivista palestinese con cittadinanza israeliana e italiana, la quale, durante la puntata di In Onda, programma di La7, ha considerato “scioccanti” le frasi della scrittrice, puntando il dito contro il fascismo dilagante: “Vorrei ricordare a tutti quelli che ci seguono che gli attentati più gravi che sono accaduti in Europa, sono opera di gruppi neofascisti. Mi fa impressione che la destra che ha fomentato odio contro le minoranze, inclusi gli ebrei, oggi dica che bisogna difendere Israele” ha affermato citando i casi di Anders Breivik e Luca Traini.

Ma è davvero così? La risposa ai fatti, dati inclusi. Anche perché sembra che la giornalista, magari per la fretta, non abbia citato gli attentati terroristici di matrice islamica. Dal 2004 al 2019 ci sono stati circa 30 attacchi terroristici di stampo islamico che hanno colpito diverse città europee da Madrid a Londra, da Parigi a Bruxelles, da Copenaghen a Berlino, da Stoccolma a Turku. Tra gli attentati terroristici più recenti da ricordare quello consumatosi ad Aras, nord della Francia, lo scorso ottobre, che ha portato la morte di Dominique Bernard, un insegnante della scuola media-liceo “Gambetta”. Fra i morti, anche Mohammed Mogouchkov, il ventenne ceceno che ha ucciso l’insegnante accoltellandolo alla gola al grido ormai noto “Allah Akbar”, ferendo un addetto alla mensa scolastica e un insegnante di ginnastica, gravi ma fuori pericolo.

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Il sangue di un innocente morto per i suoi studenti. Tutto questo a tre anni di distanza dalla morte di un altro professore francese Samuel Paty, decapitato da un terrorista ceceno Abdoullakh Anzorov, che la Francia aveva accolto con la famiglia. L’uomo, ucciso poco dopo dalla polizia, aveva rivendicato la sua azione, congratulandosi con se stesso per aver “vendicato il Profeta”. Secondo il rapporto. La pecca mortale del professore? Aver mostrato le vignette su Maometto di Charlie Hebdo durante un corso sulla libertà di espressione nella sua scuola di Conflans-Sainte-Honorine. Poi rivelatesi una bugia.

Ma ricordiamo alla Jebreal, così particolarmente sensibile alla difesa delle donne, quanto sta accadendo nelle grandi città e, ahimè, anche questa volta non è per mano del maschio bianco e fascista. Partiamo da un video diventato virale di una giovane donna che ha rischiato di essere stuprata da due uomini che parlavano una lingua che le sembrava “arabo” e che, fortunatamente, è stata salvata da un tassista. Non era la prima donna che l’uomo aveva salvato da un tentativo di stupro. Tutto questo nel lasso su tempo di attraversare la strada. Uno scenario che diventa ancor più inquietante se si prendono in considerazione i dati della tabella del ministero della Giustizia, concernente i reati compiuti nel nostro Paese fino al 31 dicembre 2021.

Per quanto riguarda i reati contro la persona è risultato che su 23.611, 7285 sono stati commessi da stranieri, ossia il 30.9% del totale. Le violenze sessuali, che rientrano in questa fattispecie di reati, hanno visto i tunisini tra i principali autori. Questi, infatti, dal 2016 al 2020, sono stati arrestati/denunciati per 455 violenze sessuali. Tra gli episodi più raccapriccianti concernenti la violenza sessuale per mano straniera da ricordare gli stupri di Capodanno successi sempre a Milano, dove, nella notte fra 31 dicembre e 1° gennaio 2022, in Piazza del Duomo, delle ragazze hanno subito violenza per mano di un gruppo di nordafricani.

Vicende aberranti che si sono verificate con lo stesso modus operandi: isolamento ed accerchiamento della vittima. Una modalità che, a detta del giornalista Toni Capuozzo, rappresenta una vera e propria tecnica appartenente ad una certa cultura. Capuozzo, all’epoca intervistato da Quarta Repubblica, aveva parlato di violenze in realtà connesse con certe tradizioni. Tradizioni con una loro metodologia di attuazione. Il giornalista aveva infatti precisato che episodi di questo tipo avvengono frequentemente in determinate parti del mondo, dove c’è una larga maggioranza musulmana. Ecco perché, a detta di Capuozzo, “ci troviamo di fronte a un fatto nuovo”. “(…) Un fatto nuovo di violenza perpetrata in un luogo pubblico in presenza di molte persone. Il che rende ancora più difficile l’intervento delle forze dell’ordine”.

Un fatto nuovo che, paradossalmente, viste le dinamiche, sembra ricordare una delle pagine più buie del nostro Paese: le marocchinate. Note proprio per le violenze efferate commesse dallo straniero (nel caso di specie i goumier marocchini) sulle donne italiane. A quanto pare la storia si ripete: cambia l’epoca ma non la vittima.

Nemes Sicari, 9 novembre 2023