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Risparmi a rischio, le banche tagliano tutto

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Che intreccio c’è tra la discussione sul MES, la grossa difficoltà delle banche tedesche e le nuove pressioni sulle banche italiane? È solo un coincidenza oppure…? Sul MES si sta dicendo, scrivendo e urlando di tutto, sulle banche tedesche molto meno e su quelle italiane? Qualche giorno fa è uscita con clamore la ricerca di Oliver Wyman, che ha lanciato l’allarme sul modello degli istituti italiani, ieri, invece, è arrivato il nuovo report di Moody’s che cambia in negativo il proprio giudizio sulle banche italiane. “Le prospettive per il sistema bancario italiano – si legge nel report – sono cambiate da stabili a negative”. “Prevediamo che i crediti deteriorati delle banche italiane scenderanno anche nel 2020 per il quinto anno consecutivo tuttavia, il loro rapporto, di circa l’8%, resta ad un valore più del doppio della media dell’Unione Europea che, secondo i dati dell’Autorità bancaria europea è pari al 3%. Teniamo anche conto delle nostre previsioni per una crescita debole ma positiva del PIL italiano e le nostre prospettive stabili su Rating sovrano italiano “.

Sin qui Moody’s. Ma appare strano che il giudizio negativo arrivi dopo che le banche italiane arrivino da un lungo percorso virtuoso proprio nella forte riduzione dei crediti deteriorati. I numeri (forniti da ABI nel Monthly Outlook di novembre) dicono che le sofferenze nette ad agosto 2019 si sono attestate a 32,5 miliardi di euro, in calo rispetto ai 40,5 miliardi di agosto 2018. Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di oltre 56 miliardi (pari a -63,5%). Insomma visti i numeri cosa dovremmo dire del percorso degli istituti di credito di casa nostra? Del resto di tutto questo avevo parlato anche in un mio precedente articolo. Intanto dalla Germania arrivano notizie che vedono le banche della Merkel sempre più in difficoltà sui margini di guadagno da essere costretta ad applicare costi negativi ai correntisti.

“Il tasso negativo lo fissa la Bce, non noi. Noi lo applichiamo”. Questo il pensiero (riportato da Bloomberg) che suona più come una giustificazione, dell’AD della Volksbank Raiffeisenbank Fuerstenfeldbruck, una banca regionale vicino a Monaco di Baviera, tra ad aprire un nuovo corso di applicazione di tassi negativi sui conti correnti. Quindi in Germania cade un nuovo tabù: il limite dei 100 mila euro, considerati una sorta di Linea Maginot l’applicazione del costo sarà fatta senza distinzione di saldo depositato. Prima infatti si pensava ad un limite di 100 mila euro su cui applicare il costo dello 0,50%  adesso invece la Volksbank Raiffeisenbank Fuerstenfeldbruck è andata oltre.

Ma cosa accadrà alle altre banche? Vedremo presto una corsa dei correntisti verso istituti che non applicheranno la formula della VRF, oppure ci sarà la corsa delle altre banche ad emulare la VRF? In realtà c’è chi sta già facendo peggio. La Frankfurter Volksbank, infatti, uno dei maggiori istituti di credito cooperativo del paese, sta prendendo in considerazione l’idea di spingersi oltre e di addebitare ad alcuni nuovi clienti lo 0,55% per tutti i loro depositi. Insomma in questo modo la banca non solo pareggerebbe il costo applicato dalla Bce, ma guadagnerebbe anche qualcosina di margine. La notizia è stata riportata dal Frankfurter Allgemeine Zeitung, anche se non ci sono dichiarazioni ufficiali in merito da parte dell’istituto.

Nessun dubbio, invece, sui tagli applicati a personale e sportelli. Ieri il nuovo piano industriale di Unicredit con 500 filiali chiuse ed 8 mila esuberi. Nel grafico è evidenziato come sia proprio Deutsche Bank con 18 mila tagli annunciati, la prima, ma Unicredit segue a ruota con gli 8 mila appena ufficializzati dal nuovo piano industriale presentato da Mustier.

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