Esteri

Robert Kennedy sta con Trump, perché non è tradimento

La rabbia dei democratici per l’endorsement al tycoon

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La notizia era nell’aria da giorni. La candidatura da indipendente che all’inizio aveva suscitato un qualche interesse, in oramai inarrestabile declino. Ed ecco che in modo particolare, ritirandosi negli Stati nei quali può nuocergli e restando in corsa laddove può sia pure marginalmente giovargli, dichiara il proprio endorsement per Donald Trump. Tuoni, fulmini, addirittura maledizioni ad opera dei fratelli.

Come è possibile, strepitano invero tutti, un Kennedy dall’altra parte, nello schieramento nemico? È un “tradimento”! Orbene, non ho nessuna particolare simpatia o collegamento con Robert Francis Kennedy Jr., anzi, ma trovo inaccettabile che lo si accusi appunto di tradire (cosa, poi? un rarefatto ideale?) semplicemente perché ha proprie differenti (discutibili? ma certo!) posizioni riguardo a molto comune sentire, ‘kennediano’ che sia.
Da anni, il desso è uscito dal ventre di vacca nel quale avrebbe potuto tranquillamente vivere solo per via dell’appartenenza familiare, fanciullescamente aristocratica per gli americani.

Da anni ed anni, affrontando critiche feroci (meritate? non è consentito avere e sostenere le proprie idee?) e una stampa assolutamente avversa è allo scoperto. Può perfino darsi, stando al presente, all’endorsement a favore di Trump (cosa gli è saltato in testa?!?!), che non poche delle critiche da lui rivolte ai democratici stiano in piedi.

Non un Giuda Iscariota quindi, a mio modo di vedere, anche per evitare, per carità, che qualcuno, imitando José Saramago, Giuseppe Berto e non pochi altri, ognuno secondo specifico intendimento, lo trasformi in eroe o pressappoco.

Mauro della Porta Raffo, Presidente onorario della Fondazione Italia USA