Esteri

Romania, il golpe è fallito

Le elezioni annullate per fermare Georgescu? Hanno regalato ancora più voti alla destra. Che adesso veleggia al 40%

simion georgescu (1) Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI

Dovete sapere che in Romania “un ampio fronte di scrittori e artisti” avevano “sottoscritto una lettera per convincere i loro concittadini a non votare per gli estremismi”. Lo riportava Repubblica con la solita enfasi verso gli appelli degli intellettuali. Ovviamente gli elettori se ne sono fregati altamente. Come se ne sono fregati dei traballanti report di intelligence su Calin Georgescu, delle inchieste che lo hanno estromesso dal voto, delle deboli accuse di aver truccato le presidenziali di novembre 2024 con due spiccioli investiti su TikTok e qualche troll russo tutto da dimostrare. Alla ripetizione del voto andato in scena ieri, i romeni hanno premiato George Simion, numero uno di Aur e vicepresidente dei conservatori dell’Ecr, che ha preso oltre il 40%, un terzo in più rispetto alle stime dei sondaggi.

Il “sistema” rumeno, ma anche i commentatori in Italia e in Europa, dovranno allora chiedersi se valeva la pena annullare le elezioni per fermare Georgescu per finire dalla padella alla brace. Anzi. Lo sconosciuto candidato “filorusso”, arrestato in pompa magna, indagato per presunti finanziamenti illeciti tutti da dimostrare, quindi estromesso dalle elezioni senza l’ombra di una condanna giudiziaria, aveva raccattato “solo” il 23% dei voti e al ballottaggio difficilmente sarebbe riuscito a battere l’avversaria. Adesso invece Simion, che ne ha raccolto il testimone, e che con Georgescu si è pure presentato al seggio, ha incassato il 40% delle preferenze.

Un segnale chiaro. Inequivocabile. Confermato anche dell’affluenza al 53,16%, in netto aumento rispetto al voto annullato di novembre. E forse poco importa come andrà il ballottaggio del 18 maggio, se le forze europeiste riusciranno ad allearsi per impedire al “destro” di salire al potere in un Paese che è sia membro Ue che della Nato. Il risultato di ieri è un monito per tutti quei Paesi che, per difendersi dal voto, sembrano pronti a disconoscere l’essenza stessa della democrazia. Ovvero la scelta insindacabile degli elettori.

“Il popolo rumeno ha parlato e nonostante le manipolazione e gli ostacoli, i rumeni si sono sollevati”, ha detto Simion a caldo. Al ballottaggio se la vedrà con il candidato indipendente e filoeuropeista Nicusor Dan (21%) che ha superato Crin Antonescu, sostenuto dalle forze moderate (socialdemocratici e liberali). Decisivo il voto dei rumeni all’estero, che peraltro hanno premiato Simion con oltre il 60%.

Su questo nostro giornale eravamo stati tra i primi a denunciare l’assurdità della decisione prima della Corte costituzionale di annullare un risultato elettorale sgradito e poi del Comitato elettorale di estromettere Georgescu senza uno straccio di condanna neppure un primo grado. E non per affinità con Georgescu o con i suoi alleati, poco ci interessa a dire il vero. Difendevamo un principio. Anche perché, scrivevamo, l’effetto non poteva che dimostrarsi un boomerang come in effetti è stato. Anziché azzoppate ‘i populisti’, il sistema ha finito col rafforzarli. Col radicare negli elettori la convinzione che per cambiare le cose occorra scardinare quel sistema che si barrica in sé stesso. La Germania prenda nota, e non faccia lo stesso errore con l’Afd.

Giuseppe De Lorenzo

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