Articoli

Scanzi e l’inquietante verità sui vaccini

Articoli

Del soggetto non parliamo, irrisorio, letteralmente, era prima e a maggior ragione lo è adesso che tutti lo hanno fiutato: resta da affrontare l’oggetto, che viceversa è affare di salute pubblica. Mentale, se non altro. Sul vaccino aretino dalle modalità arzigogolate non si è capito niente e può benissimo darsi, anzi diamo per concesso che sia tutto in regola; resta un problema di opportunità, non si capisce, a tutta prima, il senso di tanta ambascia, questa smania tardo giovanile di siringarsi, mettersi in fila, dichiararsi pronti, correre al comprensorio. Per cosa? Per curarsi di genitori anziani, deboli o per bypassare la zona rossa nazionale fino a un centro di bellezza?

L’animo umano è insondabile e la paura di morire contagia le rockstar vere, figuriamoci le sedicenti, la fregola sanitaria ha le sue ragioni che la ragione non conosce, là fuori – fuori dal lockdown – è pieno di gente passata nell’arco di un calendario da “è solo un raffreddore porca di una troia puttana” al vaccino ontologico e prima che si può. È normale tutto questo? È equilibrato? È opportuno? L’opportunità è a Matrioska, una ne contiene un’altra e quella un’altra ancora e così via e qui casca l’asino e cascano pure le braccia: grazie a tanti, troppi narcisetti abbiamo visto trasformare una profilassi in una liturgia, come una cresima, un rito di passaggio, un battesimo del fuoco: governatori col lanciafiamme, infermiere festivaliere, dopati di notorietà, ma pure, certo suo malgrado, il Presidente e con lui altre figure istituzionali: il generalissimo Figliuolo con tette d’ordinanza, il capo della Protezione Civile Curcio in canotta balneare, un po’ stravolto, ieri pure Renato Zero con mascherona cubica, per andar sul sicuro. E allora si capisce una cosa, la siringa, il siero miracoloso come status symbol, lo faccio – e ve lo faccio sapere urbi et orbi – perché io non sono come gli altri, io sono una star, ma buona, caritatevole e do l’esempio.

In realtà, almeno sul caso del vaccino aretino, l’esempio è stato dato di come non bisogna procedere. Ma l’esempio egolatrico regge fino a un certo punto; la verità è che il vaccinone è diventato un totem, un simbolo ideologico, capovolgendo peraltro la sua inclinazione: esattamente come per la mascherina, che all’inizio era spia di razzismo, dunque destroide, e poi è diventata di sinistra, tutti caregiver del prossimo, tutti consapevoli e responsabili, tutti meno gli infami nomask in odore di stragisti; stessa manfrina per il tampone, nasale, buccale, rettale, dove vi pare purché infilato; adesso c’è il vaccino, è di sinistra il vaccino, prima no, ricordate i grillini notutto e dunque novax?

Folgorati sulla via di Pregliasco, it’s a long road to Big Pharma. Conquistati anche i leghisti che adesso superano a sinistra tutti gli altri, non solo il siero, anche il passaporto vaccinale, ma che curiosa schiatta di libertari abbiamo in Italia. Il vaccino cosa buona e giusta senz’altro, ma, anzitutto, discrimine tra apocalittici e integrati, tra ortodossi e infami negazionisti, tra potere e sovversione. La siringa come vessillo, spada di moralità e di osservanza, simbolo di adeguamento al regime sanitario che rimuove le libertà fondamentali e continua. Tredici mesi di lockdown a singhiozzo e tutto lascia pensare – se ne è parlato proprio su questo sito – che lo stato d’assedio continuerà sine die, sia perché conviene un po’ a tutti, sia perché nessuno sa bene che altro fare, posto che soldi non ne arrivano e pozioni miracolose solo col contagocce. E allora torna chiaro il senso della sceneggiata di chi sgomita per averlo e poi per farcelo sapere: travolgere qualsiasi margine di discrezionalità, il vaccino non più frutto di libera scelta ma dovere kantiano e quindi morale e quinci legale e alla fine obbligatorio. O vaccino o morte. Civile, da punire con l’esilio, come Dante a Ravenna, giudicato colpevole “per baratteria, frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estortive, proventi illeciti, pederastia e condannato a 5000 fiorini di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici, esilio perpetuo (in contumacia), e se lo si prende, al rogo, così che muoia”.

PaginaPrecedente
PaginaSuccessiva
Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it

LA RIPARTENZA SI AVVICINA!

la grande bugia verde

SEDUTE SATIRICHE

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli