Esteri

Schiaffo della Corte Suprema a Trump: alt alle espulsioni dei migranti

I giudici hanno sospeso l’espulsione dei venezuelani verso El Salvador: tensione alle stelle

trump © Backyard Productions e sezer ozger tramite Canva.com

Nuovo schiaffo a Donald Trump sul fronte dell’immigrazione. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso un’ordinanza d’emergenza con cui blocca temporaneamente l’espulsione di una trentina di cittadini venezuelani, detenuti nel centro federale per immigrati di Bluebonnet, ad Anson, nel nord del Texas. I migranti, secondo le autorità, sarebbero sospettati di appartenere a una gang criminale venezuelana. Alla base del controverso tentativo di rimpatrio, ancora una volta, c’è l’Alien Enemies Act: una legge risalente alla fine del Settecento, varata in un contesto di guerra, che consente al governo a stelle e strisce di espellere cittadini stranieri di Paesi considerati “nemici”. Una norma rara, che l’amministrazione del tycoon ha rispolverato per giustificare una nuova stretta contro l’immigrazione irregolare.

La decisione dell’Alta Corte è arrivata con una nota asciutta, com’è consuetudine nei casi d’urgenza: “Il governo è invitato a non procedere all’espulsione di alcun membro del gruppo di detenuti, fino a nuova disposizione della Corte”. Solo due giudici – Clarence Thomas e Samuel Alito, entrambi nominati durante la presidenza di George W. Bush – hanno votato contro la sospensione. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, l’ordine della Corte è giunto mentre era già in corso il trasferimento dei migranti verso l’aeroporto, in vista del rimpatrio.

L’intervento della Corte Suprema è stato sollecitato da una serie di ricorsi d’urgenza presentati dall’American Civil Liberties Union (Aclu), storica organizzazione per la difesa dei diritti civili, che ha intrapreso un’azione legale anche presso tre diverse corti federali. Lee Gelernt, avvocato dell’Aclu, ha commentato con sollievo la decisione, ricordando che solo poche settimane fa alcuni migranti erano già stati deportati in circostanze analoghe.

Secondo quanto riferisce l’Aclu, diversi dei venezuelani coinvolti avevano ricevuto notifiche di espulsione scritte unicamente in inglese, in cui venivano definiti “nemici stranieri”. Alcuni avvisi invitavano i destinatari a prepararsi al trasferimento già a partire da venerdì. Durante un’udienza straordinaria tenutasi ieri sera presso il tribunale federale di Washington, Gelernt ha denunciato che le notifiche non menzionavano alcuna possibilità di ricorso né indicavano i tempi previsti per opporsi alla deportazione.

Non è la prima volta che la Corte Suprema interviene sulla questione. A inizio mese il massimo organo giudiziario aveva stabilito che le espulsioni potessero procedere solo a condizione che i migranti coinvolti avessero la possibilità di difendersi in tribunale e fossero messi in condizione di contestare i provvedimenti con un congruo preavviso. Eppure, secondo l’avvocato del Dipartimento di Giustizia, Drew Ensign, i funzionari federali sarebbero obbligati a fornire solo un preavviso minimo di 24 ore e non sarebbero tenuti a fornire indicazioni dettagliate su come impugnare i decreti di espulsione.

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Ricordiamo che a metà marzo oltre 130 cittadini venezuelani sono stati trasferiti in un carcere di massima sicurezza a El Salvador proprio in applicazione dell’Alien Enemies Act. Una mossa che, secondo il Washington Post, sta alimentando il clima di tensione tra l’amministrazione Trump e i tribunali, spingendo il Paese verso una possibile crisi costituzionale. Trump nelle ultime settimane ha alzato lo scontro con i tribunali, definiti “totalmente fuori controllo”. L’ultimo affondo di The Donald è arrivato giovedì via Truth contro il giudice che “ha deciso contro di noi su 530.000 migranti illegali (che Joe Biden ha fatto attraversare il confine con il suo programma per trasportare clandestini nel Paese in aereo), affermando che non possono essere considerati un gruppo, ma che ogni caso deve essere processato individualmente”. Nel mirino la giudice della Corte distrettuale di Boston Indira Talwani, che ha imposto l’alt alla decisione di revocare lo status di migrante regolare per oltre 500 mila persone provenienti da Cuba, Haiti, Nicaragua e Venezuela.

Franco Lodige, 19 aprile 2024

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