Politica

Il corteo anti-governo

Schlein ha scelto: sfilerà con chi odia Israele

Il leader del Pd alla manifestazione delle donne: “Se riesco vado”. Ma nel manifesto accusano Tel Aviv di “genocidio”

schlein non una meno

Elly Schlein ha scelto di esserci. O meglio: non è ancora chiaro se riuscirà a presentarsi fisicamente alla manifestazione di Non una di meno di domani a Roma, ma ha dato il suo endorsment e il Pd, che “ha sempre partecipato”, manderà una delegazione. “Io la mattina sarò a Perugia, se riuscirò parteciperò anche io molto volentieri”, dice Elly, che però forse dovrebbe leggersi con più attenzione il manifesto pubblicato dalle organizzatrici del corteo che partirà alle 14.30 dal Circo Massimo.

C’è un motivo, infatti, se al fianco delle Tranfemminist3 non ci saranno né Giuseppe Conte, né Angelo Bonelli, né Nicola Fratoianni e tanto meno Carlo Calenda, Matteo Renzi o Maria Elena Boschi. E non perché gli uomini della politica disertano un corteo per chissà quale motivo, ma banalmente perché la chiamata alle armi di domani tutto è tranne che una “manifestazione femminista”. Ne abbiamo già parlato su questo sito e poi basta andare a leggersi il manifesto programmatico. Domani Non una di meno sfilerà contro il maschio, per l’abolizione dei generi, in favore del reddito di cittadinanza, per le case, per i migranti, per la galassia LGBTQIAPK, per il salario minimo, per l’abolizione delle carceri (anche per Filippo Turetta?) e persino contro il Ponte sullo Stretto di Messina. È un raduno di sinistra, decisamente politicizzato, espressamente anti-meloniano, benché non ci saranno bandiere di partito o dei sindacati. Un Primo Maggio in salsa rosa: si prende un tema sacrosanto, la violenza sulle donne, e lo si infila in un minestrone senza senso con l’obiettivo, un tantino socialisteggiante, di costruire un mondo “contrario alla logica capitalista”. Il tutto, ovviamente, accusando di ogni nefandezza il governo di turno e – per non farsi mancare nulla – pure Israele.

Già, perché il Pd domani parteciperà con la sua massima carica (chiedendone addirittura la diretta Rai) ad un corteo che accusa l’Italia di essere “complice di genocidi in tutto il mondo”, colpevole di schierarsi “in aperto supporto dello Stato coloniale di Israele” e di appoggiare “di fatto il genocidio in corso del popolo Palestinese”. Si legge nel delirante appello: “Sappiamo che la guerra è la manifestazione più totalizzante della violenza patriarcale e ne intensifica gli effetti a tutti i livelli, per questo, e più che mai, siamo al fianco del popolo palestinese che affronta l’ultimo episodio della lunga storia di un genocidio portato avanti da uno degli apparati politico-militari più potenti al mondo, lo Stato di Israele. Non ci sono margini di ambiguità in questa storia di colonialismo, razzismo e violenza, tesa a cancellare il territorio palestinese e, soprattutto, il suo popolo”.

Non è un caso dunque se al Nazareno in molti mugugnano, sebbene in silenzio. Esserci domani significa sfilare al fianco di chi odia Israele. Lecito, ma basta dirlo. Schlein potrà pure ricordare che sul Medio Oriente i dem hanno “una posizione chiara e senza ambiguità”. Ma cosa farà quando le signorine in sfilata, unendo le mani a formare un triangolo in cielo, urleranno le loro accuse contro Tel Aviv?

Ps: Le comunità ebraiche hanno fatto notare alle femministe che il loro “silenzio” sulle donne ebree stuprate, abusate ed uccise il 7 ottobre era un tantino “complice”. Loro hanno risposto, assicurando che la piazza è aperta a tutti, anche alle israeliane (e ci mancherebbe), ma tornano a ripetere di essere “contro il genocidio di uno stato colonialista nei confronti di Gaza”. Piccolo problema: nel lungo proclama di Non una di meno non c’è nemmeno una virgola, dicasi una, per le vittime dei terroristi di Hamas. Forse dovrebbero rivedere il nome in Una di meno (purché ebrea).

Giuseppe De Lorenzo, 24 novembre 2023