Cultura, tv e spettacoli

Scurati-Rai, ma quale censura. La retorica sul 25 aprile è onnipresente

La sinistra attacca il governo sul caso del monologo saltato dello scrittore sulla tv pubblica. La verità è un’altra

scurati rai

La sinistra è ridotta alla fabbrica dei martiri. Uno al giorno, senza tregua. Che vuole adesso, per esempio, questo Scurati con la solita, implacabile retorica del 25 aprile? Le solite cose: passare da vittima, possibilmente guadagnandoci, e in prospettiva di una candidatura che ormai non si nega a cani e porci. Dalla compagna Bortone, un’altra cresciuta nel comunismo opportunistico e griffato, una che grida alla censura e trova subito di che consolarsi, come diritto acquisito.

Anche questo Scurati egomartire ne fa una questione di soldi, duemila euro per il solito monologo da liceali occupatori, spiccioli ma comunque uno spreco, uno schiaffo alla miseria. Oscurare Scurati? Sembra l’ennesima bufala, puntellata dal Pd dei martiri che si rotola in terra. Difficile dire se la Rai abbia o meno calcato la mano, ma una cosa è certa, è indiscutibile: Scurati fa paura. Non in quanto “grosso intellettuale” ma quale alfiere della sinistra noiosa, mortifera, che parla ma non fa pensare, che fa la spiritosa ma non fa ridere. Una cosa è certa, sì. Nei panni di chi decide, anche noi lo avremmo smammato, per una ragione semplicissima: Scurati e gli altri hanno rotto i coglioni col partigianato eterno, con la liberazione militante, con le memorie di ottant’anni fa in funzione provocatoria, il 25 aprile per liberarci ieri da Craxi, poi da Berlusconi, oggi dalla Meloni “nazista nell’animo” come la vede quell’altro bel tipo di Canfora, filologo vernacolare.

La Rai censora? Ma se questa Rai “meloniana” è la prosecuzione della precedente, solo con qualche raccomandato in più. Ma se più li copri d’oro e più cercano oro altrove, forti di moralismi penosi, untuosi. La Rai pratica certamente la censura, ma per tutt’altre faccende e nell’interesse comune della politica: i vaccini, tuttora spacciati come innocui e salvifici, i cambiamenti climatici su cui si pratica una disinformazione feroce e demenziale, le triangolazioni chiesa-Ong-scafisti su cui non si fiata, se un autore porta una inchiesta più o meno esplosiva, da cui emergono cose turpi, in molti sensi, subito la Rai chiude, succube del clero affarista e spregiudicato.

Ma che vuole questo Scurati che a 55 anni non trova di meglio che rispolverare il museo resistenziale per dare addosso al regime, alla Rai meloniana cui appena può si rivolge per la miseria di duemila euro? Che vuole questo incredibile Lagioia, lui sì censore senza vergogna al Salone del Libro, ricordate? Quello che estrometteva le case editrici contigue alla destra più o meno estrema e poi, scoperto, preferiva battersela? Oggi bela: “Scrittori, cittadini, intellettuali, è ora di farsi sentire”.

Intellettuali? Farsi sentire? Se dal dopoguerra parlano solo loro, se scrivono e fanno affari quasi solo loro con libretti penosi, di militanza patetica, la continuazione della squallida saggistica e sottoletteratura Einaudi e Feltrinelli, operaista, rivoluzionaria, dagli anni Cinquanta in avanti, roba illeggibile, che si esponeva a fini estetici e propagandistici ma che nessuno riusciva mai a leggere davvero. Da cui un progressivo, inesorabile scivolamento nell’abisso pop delle Murgia, degli Zerocalcare e oggi delle Chiara Valerio e di quell’altra che fa un raccontino su Acca Larentia irridendo le vittime, troppo poche e troppo rumorose. Poi arriva questo Scurati che vuole duemila euro per un pensierino da scuola elementare e siccome non glielo danno mobilita la macchina propagandista piddina all’insegna dell’eterno ritorno resistenziale.

Dio mio che tristezza. E che pesantezza. Ma come fanno a crederci ancora, a prendersi ancora sul serio? Forse hanno ragione le carogne che insinuano: per essere veramente di sinistra bisogna avere qualche tara, qualche scompenso genetico, mentale. Insomma crescere, vivere da alienati in un tempo acefalo, fuori dalla realtà, fuori dal senso, fuori di testa, dove gli psicodrammi salottieri sono l’unica esistenza. Gente che è riuscita ad avallare le chiusure liberticide, le dieci dosi di vaccini, la tecnologia del controllo e adesso insaziabile vuole imporre i trenta all’ora in città, il fumo a cento metri all’aperto, la carne Stranamore, l’auto elettrica che ti esplode mentre la guidi, il sesso stagionale, come quella, o quello, non si capisce, che ha trovato un modo per superare il gender fluid: d’estate mi sento più maschio, d’inverno mi piacciono le gonne.

Prendere per buona questa roba ha effettivamente del malato, dell’insano, ma incurabile. Il tutto condito dal ricatto speziato dell’antifascismo perenne oggi contro la Meloni che non riesce neanche a trattenere Amadeus in Rai nel tripudio della sinistra piddina che ne fa un nuovo Guevara. A proposito. Il talent scout Bonelli, demiurgo della incredibile farsa di Soumahoro, non pago rilancia con la Salis: uno così che credibilità può avere quando sdottoreggia di cambiamenti climatici indotti dall’uomo, dal capitalismo, per dire l’individuo che invece di vivere sabotando si danna a creare, a inventare, a scoprire, a rendere migliore la vita sua e quella degli altri?

Max Del Papa, 20 aprile 2024

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