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Allarme migranti

“Senza quelle navi i migranti non partono”. Il dossier segreto che incastra le Ong

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Proseguono le fortissime tensioni tra governo italiano ed Ong. Come riportato dalla live di ieri sera, sul sito nicolaporro.it, gli sbarchi non sembrano trovare la parola fine: poche ore fa, infatti, l’esecutivo Meloni ha autorizzato l’approdo di tutti gli 89 migranti della nave Ong Rise Above. Una notizia che dà luce ad almeno due spunti differenti. Da una parte, si dimostra l’indubbio sforzo di Palazzo Chigi a garantire l’adeguata assistenza sanitaria ed umanitaria ai profughi. Dall’altra, però, il piano di Giorgia Meloni, che prevedeva il blocco dell’immigrazione irregolare promossa con l’ausilio delle Ong, fino ad oggi non ha trovato l’attuazione sperata. Fatta eccezione per la pratica Ocean Viking.

Nodo migranti

Al di là dei migranti di Rise Above, infatti, è stato autorizzato anche lo sbarco dei restanti 35 profughi, bloccati da quarantotto ore sulla Humanity One, e delle poco più 200 persone della nave Geo Barents. Insomma, bisogna dirlo: una battuta di arresto per la linea dura che il ministro Piantedosi avrebbe voluto perseguire, come annunciato sin dal momento del conferimento dell’incarico al Viminale.

Nel suo discorso programmatico alla Camera, la premier Meloni aveva delineato almeno tre possibili soluzioni. Oltre allo stop delle Ong, il secondo obiettivo sarebbe stato quello di spezzare “il traffico di esseri umani nel Mediterraneo”, con il ripristino dell’operazione Sophia, nata nel 2015, che nella sua terza fase prevedeva esplicitamente il blocco navale. L’ultimo, invece, sarebbe stato la creazione di nuovi hotspot sulle coste africane, non solo con il presupposto di limitare le partenze, ma anche di bloccare, se non azzerare, il numero di morti nel Mediterraneo. Per ora, però, il piano rimane sulla carta e nelle parole in Parlamento. Staremo a vedere se riuscirà ad attuarlo.

“Salvano immigrati illegali”

Attuazione che però diventa sempre più necessaria. Come riportato sul sito nicolaporro.it, un armatore è intervenuto sulla spinosa questione migratoria, con un messaggio di sfogo per quanto sta succedendo con le navi Ong. Il nocciolo del discorso è chiarissimo: nella gran parte dei casi, questi mezzi non sono adeguati per mantenere un numero così elevato di migranti, quasi sempre sproporzionato rispetto alla capienza massima delle imbarcazioni: “Le nostre navi non possono trasportare un numero maggiore a 12 camionisti oltre all’equipaggio, ma salvano lo stesso gli immigranti, non naufraghi, ma immigranti illegali per ordine delle autorità. Le navi delle Ong navigano solo per andare a salvare questi immigranti e, quindi, se questo è il loro scopo devono essere in grado di ricevere a bordo in piena sicurezza il numero di persone che intendono soccorrere. Ad esempio, in base alle statistiche, devono poter ospitare almeno 200 persone in tutta sicurezza e, caso mai, aver una eccedenza solo di qualche passeggero. Devono avere camere, cibo, acqua perché questo è il loro scopo e quindi non possono non essere adeguate allo scopo per cui navigano!”.

I fatti di questi ultimi giorni hanno riportato una realtà ben diversa. Dopo pochi giorni al largo dei confini marittimi italiani, l’equipaggio delle navi Ong lamentava già una carenza di cibo e di acqua, tant’è che, ancor prima dell’ingresso forzato in acque italiane, la Humanity One aveva già proceduto ad un razionamento delle forniture alimentari.

Il documento riservato

Nel frattempo, però, le tensioni di queste ultime ore sembrano aver portato anche due notizie positive per il governo italiano. Da una parte, è arrivato il tanto agognato risveglio europeo, dove la Francia ha già aperto il porto di Marsiglia per lo sbarco dei migranti a bordo della Ocean Viking. Dall’altra, invece, sembra che la mossa di Piantedosi (anche se inconcludente, visto lo sbarco di tutti i profughi) abbia lanciato un chiaro messaggio alle coste africane. Come riportato da Frontex, l’agenzia europea sulla vigilanza dei confini, la presenza delle Ong, al largo delle coste africane, fungeva da elemento spronante delle partenze. Nel 2021, ”i migranti che arrivavano dalla Libia dichiaravano costantemente” di aver verificato, prima della partenza, la presenza delle ong nell’area, spiegando che, in assenza delle navi nel Mediterraneo, molti si rifiutavano di partire. E’ quanto si legge in un documento riservato di Frontex, relativo al periodo 1 gennaio-18 maggio 2021, che l’Adnkronos ha potuto visionare.

“La Libia è ancora una volta percepita dai subsahariani come l’ultimo Paese di partenza per raggiungere l’Ue”, spiega l’agenzia europea. “Il fatto che ad oggi molti di questi migranti, segnalati nell’operazione navale europea Themis, abbiano bisogno solo di un periodo compreso tra sei e sette mesi per raggiungere l’Italia – sottolinea Frontex – suggerisce che le reti criminali hanno riadattato in modo efficiente il loro modus operandi per trafficare migranti in Libia e oltre in Italia”. Ma Frontex si spinge oltre e indica il punto esatto in cui sorge il contatto tra immigrazione ed organizzazioni criminali: è Zuara, città della Libia settentrionale. Essa, infatti, “è diventato il principale luogo di ultima partenza in Libia e nella regione del Mediterraneo centrale”, da cui è partito “circa il 40% di tutti i migranti segnalati nel Mediterraneo centrale” nel 2021. Un hub di traffico che rappresenta il principale sponsor all’immigrazione clandestina, nonché il primario ostacolo nell’attuazione della “linea dura” annunciata da Piantedosi.

Insomma, l’agenzia Frontex ha sviscerato l’uso che le organizzazioni trafficanti di esseri umani fanno delle Ong. Se le navi sono presenti in prossimità delle coste libiche, maggiori sono le partenze e l’attività criminale che verte nel campo dell’immigrazione clandestina. L’assenza delle Ong al largo del Mediterraneo, invece, funge da vero proprio strumento di deterrenza: da una parte, calano i profughi in partenza, dall’altra diminuisce radicalmente il traffico di essere umani. Un duplice risultato che può essere ottenuto solo con l’adozione di una “linea dura”.

Matteo Milanesi, 9 novembre 2022