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S’inventano notizie, ma tacciono sul racket rom - Seconda parte

Due o tre anni fa fece scalpore l’intercettazione di un altro boss che invitava i connazionali rimasti in casa a correre subito in Italia, “perché qui non vi succede niente, appena vi prendono vi liberano, qui si fa il cazzo che si vuole e si stupra in piena libertà e le forze dell’ordine o sono d’accordo o hanno le mani legate”. E giù risate, gorgoglianti come salite dall’inferno. Ma l’inferno siamo noi, che non vediamo le torture ai bambini, agli animali, i racket dello spaccio e della prostituzione, le rapine e gli scippi e se li vediamo ci diciamo che va bene così, che è meglio questo che passare da razzisti. L’inferno siamo noi che ci culliamo nella consolazione di una illusione alla quale non crediamo.

Ma la cosa forse più assurda di tutte è che l’Ordine dei Giornalisti difficilmente si guarderà dal chiedere conto a chi, contro ogni deontologia, ha avallato una notizia delirante, più ancora che falsa, grondante controrazzismo miserrimo; mentre è pronto a fulminare chi si pone il problema della inclusione che non c’è dei nuclei rom che considerano gli ospiti italiani “handicappati da spremere”. Immediatamente e senza appello.

Max Del Papa, 21 dicembre 2019

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