Cronaca

Fine Covid mai

Sull’ospedale “Area 51” l’ufficio stampa ci racconta favolette

Il racconto dall’ospedale umbro e la risposta dell’Usl.

Cronaca

In ordine ad un mio articolo del 27 novembre, in cui mi sarei indebitamente permesso di paragonare l’ospedale umbro di Pantalla alla famigerata Area 51, abbiamo ricevuto alcune precisazioni da parte della direzione medica del medesimo ospedale, inoltrato dall’Ufficio stampa della Usl Umbria 1.

In primis, sostenendo che nel pezzo contestato vi sarebbero “alcune incongruenze rispetto alla realtà dei fatti”, si evidenzia uno strisciante intento censorio, che rimandiamo al mittente, nei riguardi delle forme espressive da me usate – come “delirio Covid”, “spiacevole vicenda di ordinaria follia virale” e la citata “Area 51” -, affermando che in questo modo si creerebbe “confusione tra legittime opinioni personali, rispetto delle normative e attenzione alla sicurezza e alla prevenzione dei cittadini.”

Ma veniamo ai fatti contestati, perché di fatti si tratta. Secondo la stessa direzione medica, non essendo “stato indicato il giorno in cui sarebbe avvenuto il fatto”, quest’ultimo andrebbe collocato molto indietro nel tempo, dal momento che, per sintetizzare la contorta deduzione espressa nella lettera, dopo la fine dello stato di emergenza, avvenuta nel marzo del 2022, “l’attività di pre-triage all’ingresso dell’ospedale potrà essere semplificata e ridotta”.

Quindi, per meglio comprendere il concetto, si è dedotto che quanto riportato dal cronista è quasi certamente avvenuto quando era ancora in vigore lo stato di emergenza, poiché successivamente le misure di controllo all’entrata del nosocomio non sono state semplificate e ridotte, si faccia attenzione, bensì perché esse “potranno essere semplificate e ridotte”. Quindi, se qui c’è qualcuno che sta creando confusione nella comunicazione, noi siamo certamente noi.

In realtà, l’episodio risale al 21 novembre scorso, così come è possibile verificare dalle relative foto che ho ancora nella memoria del mio IPhone. Foto in cui si legge distintamente il cartelletto, esposto in due copie come possiamo vedere, in cui, tra i vari obblighi, spicca il seguente avvertimento: “È vietato l’accesso presso i CUP ospedalieri agli utenti che devono esclusivamente prenotare prestazioni specialistiche; si prega di utilizzare i punti CUP e le farmacie abilitate. La Direzione”.

Ebbene, su questo punto i responsabili dell’ospedale, in base a quanto osservato di persona, ci raccontano una bella favoletta, derubricando il perentorio divieto in una paterna raccomandazione in stile svedese: “Persistendo la diffusione del virus e dovendo ancora gestire pazienti e posti letto Covid, abbiamo mantenuto l’invito ai cittadini ad evitare l’ingresso in ospedale con il solo fine di effettuare operazioni che sono eseguibili altrove o in altri modi”. Ma vanno ancora oltre nel creare ulteriore confusione. E lo fanno con un fantastico abbinamento dell’indicativo, modo della certezza, con il condizionale, modo della possibilità: “Pertanto – ribadiscono gli stessi responsabili – se è vero che il cartello con il “divieto” dovrebbe essere stato aggiornato, la contestuale preghiera di preferire altri punti Cup esterni all’ospedale resta una regola di prevenzione e di buonsenso e, comunque, il cittadino che lo richiede viene senz’altro fatto entrare.”

Infatti, è talmente “vero che dovrebbe” che la persona che ho accompagnato per un visita specialistica, entrata dall’unica porticina d’ingresso – dato che l’enorme porta scorrevole era sbarrata –, profittando dal momentaneo allontanamento dell’operatrice che la presidiava, è stata da quest’ultima richiamata indietro onde verificare, attraverso l’esibizione della prescrizione medica, se il suo ingresso fosse “legittimo”.

Quindi, in conclusione, nel prendere atto che la direzione medica dell’ospedale Media Valle del Tevere non sapeva almeno fino al 21 novembre che l’ingresso principale dell’ospedale di Pantalla era sbarrato, sostituito da un angusto accesso presidiato, che era vietato utilizzare il CUP dello stesso ospedale e che ai pazienti in lista per le visite specialistiche venivano chieste le relative credenziali per poter accedere, saremmo felici di apprendere che tutto questo sia stato finalmente superato, forse anche in virtù del nostro modesto contributo. Tuttavia, in base alle contraddittorie precisazioni che ci sono state rivolte, non ci metterei la mano sul fuoco. Di questi tempi di delirio virale, è molto facile finire come il leggendario Muzio Scevola.

Claudio Romiti, 8 dicembre 2022

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