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Tagli alla sanità, non prendiamo lezioni da Speranza e Ricciardi

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A volte ritornano. Il binomio virale più terrorizzante durante la strana pandemia di Covid-19 torna a lanciare anatemi contro il governo Meloni. Intervistati rispettivamente da La Repubblica e La Stampa, Roberto Speranza e Walter Ricciardi, suo  consigliere quando dirigeva il Ministero della Salute, hanno lamentato chissà quali tagli alla spesa sanitaria, sostenendo, in sintesi, che chi occupa oggi la stanza dei bottoni non avrebbe imparato nulla dalla stessa pandemia.

In soldoni, sebbene la dotazione del servizio sanitario pubblico sia ulteriormente aumentato in termini assoluti di 4 miliardi, tanto Speranza che Ricciardi sottolineano che con l’attuale legge di Bilancio la spesa complessiva passa dal 7% del Pil al 6,7%. Uno 0,3% in meno previsto che per questi due geni incompresi provocherebbe una vera e propria catastrofe sul piano delle prestazioni offerte dal servizio sanitario universale.

“Sotto il 7 per cento si mette a rischio l’universalità del servizio sanitario nazionale e del diritto alla salute”, dichiara infatti il leader dell’appena disciolto Articolo Uno, ribadendo la sua vocazione a creare terrore in un bicchier d’acqua. Lo segue a ruota Ricciardi, che da giovanissimo ha vissuto una lunga parentesi come attore di cinema e televisione, il quale tiene a rimarcare che “nessun governo, salvo quello della pandemia con un aumento temporaneo dovuto all’emergenza, ha investito veramente in sanità.” Dopodiché ripete in copia carbone la tiritera di Speranza, attaccando indirettamente il governo di destra-centro, rilevando che in precedenza la spesa sanitaria “era al 7%, e ora al 6,7% del Pil male proiezioni ci dicono che scenderà ancora. Altro che aver capito la lezione. Le ingiustizie sociali diventeranno ancora maggiori”, avverte questo ennesimo benefattore coi quattrini degli altri.

Ora, al di là del fatto che questa sinistra propensione a creare un nesso causale tra maggiore spesa pubblica – ossia i summenzionati quattrini del contribuente – ed automatico miglioramento qualitativo del servizio reso alla cittadinanza è ancora oggi, dopo decenni di passione statalista, ancora tutto da dimostrare, non credo proprio che il Paese debba continuare a prendere lezioni da questi personaggi, dal momento che seguendo pedissequamente la loro linea della massima precauzione, se così la vogliamo definire, sono stati gettati nello sciacquone ingenti risorse senza alcuna reale utilità. Se per Speranza e Ricciardi la lezione da imparare ha riguardato l’acquisto di miliardi di inutili mascherine, di valanghe di vaccini, anch’essi inutili per la stragrande maggioranza delle persone sane e in gran parte oramai scaduti, di costosi tamponi eseguiti tappeto che hanno avuto l’unico effetto di aumentare il caos, dei milioni di ridicoli banchi a rotelle ispirati dalla stessa filosofia del terrore e quant’altro; se questa è la lezione che non abbiamo imparato ne andiamo assolutamente fieri.

A prescindere dalle inevitabile malversazioni e truffe che il colossale affare di una pandemia ingigantita oltre ogni misura avrebbe determinato – così come le cronache degli ultimi giorni tenderebbero a confermare – , se proprio vogliamo dirla tutta, da chi si è intestato il blocco economico e sociale del Paese, impedendo di fatto le cure a molti individui affetti da gravi e gravissime patologie, concentrando enormi risorse umane e materiali nella caccia ad un virus a relativa bassa letalità, lezioni proprio non ne prendiamo.

Claudio Romiti, 25 giugno 2023

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