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Toh, la Cia ci ripensa: “Il Covid? Fuga da laboratorio di Wuhan”

Prima non aveva informazioni a sufficienza, ora si allinea all’Fbi: ecco la nuova verità sul virus che ha ucciso oltre 7 milioni di persone in tutto il mondo

© WebTechExperts, Gustavo Fring e Teddy Mao tramite Canva.com

Aveva ragione Donald Trump a definire il Covid come China virus? Sembrerebbe proprio di sì. Non è il parere di un pericoloso complottista oppure del nemico numero uno di Pechino, ma della Cia. Avete capito bene: l’intelligence americana ora favorisce la teoria che il Covid – virus che ha ucciso oltre 7 milioni di persone in tutto il mondo –
sia venuto da un laboratorio cinese, per la precisione della tanta chiacchierata Wuhan, al cui controllo era accidentalmente sfuggito.

Pur tenendo a specificare che non si tratta di una posizione definitiva, la Cia ha spiegato che questa versione non è basata su nuove informazioni ma su una revisione degli elementi già noti, arrivata a conclusione proprio mentre alla Casa Bianca tornava Trump. Come ben sappiamo, il presidente statunitense ha sempre puntato il dito contro la Cina per aver generato la pandemia, probabilmente con l’intenzione di danneggiare Washington. Sempre con meno convinzione con il passare del tempo, l’intelligence ha sempre negato l’ipotesi laboratorio-Wuhan, preferendo la teoria dello sviluppo del virus in natura, nel mercato di Wuhan o in qualche altro contesto all’aperto.

Ora però qualcosa è cambiato. E se la versione sul laboratorio di Wuhan dovesse essere confermata, la Cina potrebbe essere accusata di aver prodotto e liberato di proposito il Covid con lo scopo di creare una crisi globale. Oltre alla ovvia responsabilità morale, Pechino potrebbe ritrovarsi a rimborsare i danni provocati. Senza dimenticare la polemica legata ai finanziamenti che gli Usa avevano dato al laboratorio di Wuhan. Come evidenziato dal New York Times, negli ultimi mesi della gestione di Joe Biden, il consigliere per la sicurezza nazionale Sullivan ha dato indicazione di effettuare una revisione complessiva delle informazioni segrete raccolte sul Covid. E ora la Cia si è schierata al fianco dell’Fbi e del dipartimento energia, che in passato avevano già acceso i riflettori sulla struttura di Wuhan.

John Ratcliffe, nuovo direttore della Cia nominato dal tycoon, ha pubblicato i nuovi risultati e ha sottolineato che l’intelligence non poteva restare a guardare nel mezzo di questa disputa. L’agenzia propende per la teoria della fuga dal laboratorio con “low confidence” al momento, ossia con poca fiducia di aver individuato la risposta definitiva. La linea di Pechino non è cambiata di una virgola dal 2020 ad oggi, ma le indagini non si fermano: la Ciaha affermato che continuerà a valutare qualsiasi nuova informazione che potrebbe modificare la sua valutazione.

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Come anticipato, due anni fa un rapporto del dipartimento dell’energia concluse che l’origine più probabile era una fuga di laboratorio. Lo stesso anno l’allora direttore dell’FBI Christopher Wray disse che anche la sua agenzia credeva al virus “fuggito”. Dall’Oms alle più grandi autorità scientifiche al mondo, parecchi punti di vista si sono evoluti negli anni. Basti pensare a quanto accaduto un anno fa nel corso della testimonianza a porte chiuse di Anthony Fauci davanti alla Commissione sulla pandemia di coronavirus istituita dal Congresso Usa. A proposito dell’origine del Covid, Fauci aveva spiegato che l’ipotesi della fuga del laboratorio non era affatto una teoria del complotto, come invece veniva affermato nel famigerato articolo “Proximal Origin” fatto pubblicare quattro anni fa, il cui scopo era proprio delegittimare e diffamare quell’ipotesi.

Inoltre, poche settimane fa l’Oms ha recapitato un messaggio a Pechino: “Continuiamo a chiedere alla Cina di condividere dati e fornirne l’accesso in modo da comprendere le origini del Covid-19. È un imperativo morale e scientifico, perché senza trasparenza e cooperazione tra i Paesi il mondo non sarà in grado di prepararsi alle future epidemie e pandemie”. Il Paese di Xi Jinping non ha mai aperto del tutto le sue porte per aiutare le indagini sulle origini della pandemia, ma ha sempre smentito qualsiasi accusa. “Cinque anni fa la Cina ha immediatamente condiviso le informazioni sull’epidemia e la sequenza dei geni virali con l’Oms e la comunità internazionale. Non abbiamo trattenuto nulla e abbiamo dato un enorme contributo alla lotta alla pandemia” le parole di Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri.

Franco Lodige, 26 gennaio 2025

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