Politica

Tra Greta e Chiara Ferragni: Landini fa marameo ai lavoratori

Da Franceschini a Lamorgese, passando per la Catalfo: tutti i finanziamenti indirizzati alla fondazione “Di Vittorio”

© STILLFX tramite Canva.com

Ah, Maurizio Landini. Il demagogo, il masaniello in maglia della salute sempre in vista che arringa le folle con quella inconfondibile chiacchiera accartocciata, lui ha il tci incorporato, “per la giuctictia tciotciale contcio il governo dei padroni”. Così garrulo se vuole, così afasico se non conviene. Maurizio Landini. Questo incrocio di Chiara Ferragni e Greta Thunberg. Scioperi al venerdì e cause benefiche per il club sindacale, sempre meno frequentato, sempre più invasivo e prepotente.

In rampa di lancio, dicono, per sostituire la tragicomica ergocromatica Elly al timone della Ong Pd, che, sull’orlo del baratro, farebbe senza dubbio un passo avanti. Perché Elly è massimalista nella stupidità, Maury è stupidamente massimalista, ma in modo chirurgico: lui sa che deve accusare “le detciere” di qualsiasi accidente sulla faccia della terra, “Tciorcia Meloni” come la Strega del Mare, ma, a differenza dell’amica di Chiara Valerio, è ben sveglio sulle relazioni che contano. Zitto e muto quando gli eredi Agnelli del mischione Gedi, che tien su la Cgil, ringraziavano per la solita paccata di miliardi pubblico sbaraccando in Olanda e consegnando i lacerti di Fiat alla Stellantis francese. Muto e zitto quando due primi ministri consegnavano il Paese ad un blocco sanitario che poi era sociale. Bono e scodinzolante come un cagnolino sottobraccio all’epitome del potere globalista e bancario, ricordare la passeggiata con il premier Draghi, paterno, protettivo, e lui, Maury, che sprizzava scintille lungo la scala dell’ascesa sociale, fin dalla maglia della salute.

Chiara più Greta, uguale Maury. Cambiamenti climatici e Mes, capitalismo e anatemi, buone opere e incassi. Un milioncino, euro più euro meno, è finito nei forzieri della “sua” Cgil durante i governi rossogialli tramite i soliti ministri piddini, come scrive Il Giornale. Franceschini, Lamorgese, Catalfo, detta “Catafalco”, per intuibili motivi, eccetera. Ogni pretesto era buono, secondo costume della camarilla sindacale: un convegno, una tavola rotonda, una tavola calda, una tabula rasa, un pippone femminista, una sega sui minori stranieri, una fumosa “internazionalizzazione delle imprese” (che la Cgil è infallibile nel volere affossare), un “piano di formazione destinato ai delegati delle parti sociali in materia di dialogo sociale”, tarapia tapioca.

Il core business dei sindacati, si sa, è la fuffa, l’aria che cammina, parole parole parole, pugnette, non fatti, fare il sindacalista, parlare in sindacalese è da sempre, in Italia almeno, sinonimo di imbonitore. Maurizio Landini, influencer sociale. Il tramite era l’immancabile Fondazione Di Vittorio, perché le cose o si fanno bene, compagni, o meglio lasciar perdere. Tutto formalmente impeccabile, tutto legalitario, tutto a norma di legge. Mica siamo le detciere, noi. C’era pure un progetto per i vecchi, dal nome evocativo: “MySoli”: 21mila euro, ha fruttato. E non ai nonnetti. Ma davvero? Davvero. Il circolo virtuoso: regioni rosse e partito rosso finanziano il sindacato rosso che secerne segretari destinati alla presidenza della Camera e magari alla guida del partitone rosso decomposto.

Poi prova a dire che non sono tutta una famiglia, in senso buono, sia ben chiaro. E nessuno che parla, non gli scassapalle narcolettici alla Saviano, non i filo-Hamas che abbiamo ricomperato dall’Egitto tipo Zaki, non le agiografe di Chiara come l’altra Chiara. Neanche qualche umorista suo malgrado, dalla faccia a cartoccetto, specializzato in trasmissioni fallimentari. Eppure, guarda che è grossa, eh.

Mille campagne sociali, i soldi che decollano dal Pd e atterrano in Cgil, hi compagnisss, abbatcio le detciere delinquentci, in caso si può sempre invocare l’errore di comunicazione. Un milione pulito, dirottato dai ministri e i governatori piddini al sindacalista piddino; e magari chi versava l’obolo per le primarie o per qualsiasi altra invenzione del partito, neanche lo sapeva. Un po’ come le vecchiette che facevano la carità in chiesa senza sospettare di finanziare l’ex gestore della bettola “Allo sbirro morto”, uno che smadonnava in vernacolo veneto per divertire i cardinali. Così vanno le cose, così debbono andare, il prossimo concertone sindacale trasloca da San Giovanni al Circo Massimo, son le cose che contano, le cornici, che fanno tutto. Vuoi che il sindaco romano non affitti a prezzo di favore.

Anzi, vedi un po’ che ci scappa un finanziamento pure per quello. Con Ambra e la pletora di menestrelli a pugnetto chiuso contro gli sprechi, le ggguerre, l’ingiustizia sociale, l’affarismo dei ricchi, il cinismo delle “detciere”. Hasta la Ferragni siempre, companeros, e non dimenticate il pandoro rosso, costa un po’ di più ma tiene in salute la democrazia così minacciata dai sovranitci, questa democratcia che non potciamo latciare mai sola, mysoli, my sòla.

Max Del Papa, 24 dicembre 2023

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