EsteriL'inattuale

“Uccidere chi ci vuole uccidere”. Tutte le ragioni di Israele

Immaginate per un attimo di essere un individuo, vecchio, molto vecchio. Tanto antico da aver visto nascere i suoi simili ed averli istruiti sulle sue spalle. Un individuo tormentato, perseguitato, rinchiuso per larga parte della sua esistenza nel mondo.

Immaginate di dover vivere per la maggior parte della vostra vita in un ghetto, in uno spazio conchiuso, recintato dagli sguardi ostili di chi vi considera con sospetto e disprezzo. Immaginate di dover subire secoli di angherie, di massacri, di cacce all’uomo. Immaginate massacri, deportazioni, crudeltà inaudite subite lungo tutto il corso della storia da questo individuo. Un lungo cammino senza meta, senza una terra da poter chiamare Patria, senza un luogo dove poter tornare. Senza un posto dove vivere senza aver timore di essere deportato e ucciso. Immaginate di poter esistere solo all’interno di ghetti nelle grandi città europee.

L’individuo porta vari nomi, gli affibbiano tanti aggettivi (per lo più offensivi), lo giudicano colpevole di ogni nefandezza e la causa di ogni disgrazia. Un perfetto capro espiatorio. Immaginate che un giorno questo individuo acquisti consapevolezza e coscienza di sé; si risvegli, raccolga i suoi simili e si diriga verso la sua patria ancestrale che ora versa nel degrado e nell’abbandono. Una terra arida, scialba, dura, impossibile da abitare, lasciata alla malora da coloro che l’avevano conquistata con la forza. Immaginate che il nostro individuo vi si rechi con pochi suoi simili, e dopo decenni di sforzi inumani, di fatica, di morte, di stenti, faccia diventare verde quella che prima era una terra desertica. Chi gliel’aveva venduta a caro prezzo, infatti, aveva fatto un affare notevole, vendendo una landa di sassi e polvere al prezzo di una terra fertile.

Eppure, il nostro individuo rende vivibile ciò che prima era invivibile. Vi si trasferisce, vive con i suoi simili. Immaginate che, dopo l’immane sforza di trasformare un deserto in un pascolo, quelli che vivono vicino al nostro individuo comincino ad odiarlo. Ferocemente. Ad accusarlo di aver rubato la terra a chi vi risiedeva prima. A volere prima la sua resa, poi la sua scomparsa. Immaginate un individuo che cresca circondato da popoli ostili molto più numerosi del suo che lo odiano a morte, che in ogni momento desiderano la sua fine. Immaginate di subire continui attacchi terroristici, sparatorie, uccisioni casuali di civili inermi. Immaginate questo individuo che vede i giovani del suo popolo dover imbracciare le armi e morire per difendersi da chi non vuole altro che la loro morte. Immaginate la paura di salire su un pullman, su un aereo, di andare a correre in un parco, perchè in ogni angolo può nascondersi la morte.

E poi immaginate che questo individuo veda, con i suoi occhi, donne fatte a pezzi, neonati bruciati vivi nelle culle, anziani inermi massacrati con un coro di risate sotto. Immaginate di aver vissuto tutto questo e chiedetevi se, al posto di quell’individuo, anche voi non avreste lottato fino all’ultimo e con ogni mezzo per affermare il vostro diritto ad esistere in uno spazio che vi siete conquistati. Che ogni operazione di guerra, per quanto tragica e violenta, non è paragonabile, proprio perchè legata alla guerra, alle uccisioni sommarie di donne e bambini inermi.

Immaginate se anche voi non avreste usato tutta la vostra forza per eliminare chi vuole eliminarvi, uccidere per primi chi vi vuole uccidere. Immaginate di aver tentato in ogni modo di venire a patti con chi vi odia ma che ogni tentativo sia stato vano. Immaginate di essere uno contro dieci. E dopo aver immaginato tutto questo, siamo sicuri che il conto delle regioni non sarà più così netto come lo è oggi.

Francesco Teodori, 28 settembre 2024

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