Esteri

Guerra in Ucraina

Ucraina, il retroscena di Lavrov conferma che l’Ue non conta nulla

Il ministro degli Esteri russo ha rivelato che l’accordo con Kiev raggiunto nel maggio 2022 saltò per volere di Boris Johnson

Sergej Lavrov davanti alle bandiere di Ucraina ed Ue © tunart tramite Canva.com

Manca poco al traguardo dei due anni di guerra, ma la pace tra Russia e Ucraina non sembra esattamente dietro l’angolo. La situazione di stallo sul campo di battaglia non si è ancora tramutata in un’accelerazione delle trattative per arrivare al cessate il fuoco. Ma in realtà Mosca e Kiev furono vicine all’intesa nel maggio del 2022: la conferma è arrivata direttamente dal Cremlino con il ministro Sergej Lavrov. Una rivelazione che accende i riflettori sulle dinamiche tra potenze internazionali ma che soprattutto conferma quello che già un po’ sappiamo: l’Ue sostanzialmente non conta nulla.

Secondo quanto rivelato da Lavrov, alla fine di maggio del 2022 Ucraina e Russia avevano raggiunto un accordo per porre fine alla guerra. Intesa cancellata da Boris Johnson, all’epoca primo ministro britannico, che chiese la continuazione delle ostilità. “C’era un accordo e lui era lì, a Istanbul, alla fine di maggio (del 2022), dopo diversi turni di trattative. Tre sessioni in Bielorussia, e l’ultimo a Istanbul. E l’accordo era stato raggiunto, come ha confermato uno dei partecipanti al negoziato, del gruppo di Zelensky, David Rahamja, componente della delegazione a Istanbul. Ma Boris Johnson venne e disse: ‘no, dovreste continuare la guerra'” , le parole di Lavrov in conferenza stampa a Skopje, a margine del vertice Osce.

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Gran Bretagna decisiva per stroncare l’accordo per la pace, Stati Uniti e Cina (ma anche la Turchia) in prima fila per provare a ottenere qualche risultato. E l’Europa? L’amara sensazione è quella già segnalata poco sopra: non conta niente. Bruxelles resta a guardare, come sempre. Vittima delle sue fratture interne e di una incapacità decisionale visibile a occhio nudo. Ognuno persegue i propri interessi senza guardare in faccia al vicino di casa. Una fragilità che non può che provocare sfiducia, distanze difficili da colmare soprattutto sui dossier cruciali per lo scacchiere internazionale. Parliamo della stessa Europa che non ha proferito parola sul ritiro statunitense dall’Afghanistan oppure sull’accordo AUKUS, strategico nell’area dell’Indo Pacifico. Insomma, Lavrov ha certificato ancora una volta l’inconsistenza di Bruxelles, già testimoniata dai fallimenti diplomatici di Macron & Co.

Massimo Balsamo, 2 dicembre 2023

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