Esteri

Ucraina, l’offensiva arranca (e noi paghiamo)

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Ansa: «Gli Stati Uniti annunceranno la fornitura all’Ucraina di munizioni a grappolo, scrive il New York Times. Kiev da tempo fa pressioni per ricevere queste armi controverse, ma Washington ha finora opposto resistenza a causa del suo potenziale in termini di danni indiscriminati ai civili». Stanno perdendo, perciò ‘ndo cojo cojo… L’avessero fatto i russi, sarebbero stati additati alle varie corti internazionali come criminali di guerra.

Elena Basile, ex ambasciatrice in Svezia e Belgio ha raccontato di aver firmato sotto pseudonimo («Ipazia») articoli sul Fatto Quotidiano contro la narrazione atlantista. Il che ha suscitato clamore e perfino un’interrogazione parlamentare. Significativo che l’ex ambasciatrice abbia aspettato di andare in pensione per vuotare il sacco, un sacco che, data la sua ex posizione, doveva essere pieno di come stanno davvero le cose al di là della propaganda a senso unico. E il senso è quello indicato da ElleKappa, vignettista satirico: al figliolo che gli chiede qual sia la differenza tra paesi liberi e paesi occupati il papà risponde che quelli liberi sono occupati dagli americani.

Prevengo le obiezioni dei soliti trolls: è vero, gli Usa ci hanno protetti dal comunismo sovietico per decenni, tuttavia che la Cortina di Ferro a loro non spiacesse poi così tanto è dimostrato dal fatto che l’hanno appena ripristinata, del tutto artificialmente e pro domo esclusivamente loro, e tanti saluti agli «alleati» europei. L’excalation? La guerra nucleare prossima ventura? È tutta in mano a un ex comico. Non scherzo. Zelensky ha messo fuori legge le opposizioni e i media potenzialmente critici. Non solo. Con la scusa della guerra ha rinviato sine die le elezioni presidenziali dell’anno prossimo, così che resterà a comandare ad libitum.

Poiché la tanto sbandierata controffensiva ucraina ha guadagnato sì e no qualche metro, in attesa di riperderlo, ecco Zelensky che si è chiuso da solo in una gabbia ultranazionalista da cui non può più uscire. Al vertice di Vilnius cercherà disperatamente di far entrare l’Ucraina nella Nato, ultima speranza, ma non ci riuscirà perché in tal modo la Nato si troverebbe automaticamente in guerra con la Federazione Russa, e lo sanno pure i baltici e i polacchi, che sono i più sfegatati antirussi per ragioni storiche. Da qui i continui allarmi ucraini sui russi che potrebbero bombardare la centrale nucleare di Zaporidhzia o altre. In verità – accà nisciuno è fesso – c’è da temere, al contrario, un disperato colpo di mano del disperatissimo Zelensky, per darne la colpa ai russi e forzare la mano all’Occidente.

Intanto, la guerra sta costando un forte impoverimento all’Europa, e all’Italia in primis. Forte. E un corrispettivo arricchimento degli Usa che, senza perdere un solo uomo, si sono disfatti di armamenti obsoleti che avrebbero dovuto rottamare in ogni caso. Per quanto li riguarda, la guerra ucraina potrebbe anche cessare qui, ma il timore è che siano finiti anch’essi prigionieri della propria narrazione. Ed eccoci tutti in balìa di un ex cabarettista e di un ottantenne che perde colpi. D’altra parte, che vuoi fare? L’Europa è piena di basi militari americane (ce n’è una bella grossa perfino in Kosovo) e il comando Nato è americano d’obbligo. I vari Stoltenberg e la candidata alla di lui successione Ursula sono solo portavoce. Ricordate Obama e Sarkozy (e i soliti inglesi) al bombardamento della Libia, con Berlusconi costretto a mettere le piste a disposizione? Chi ci ha rimesso?

Rino Cammilleri, 7 luglio 2023

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