Esteri

Lite Kiev-Berlino: “Non ci vogliono nella Nato”

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Pochi giorni fa era arrivato il via libera della Turchia – uno dei principali nodi per l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato – ma ora è la Germania a sbarrare tutto: il governo di Olaf Scholz, infatti, avrebbe richiesto di posticipare l’ingresso dell’Ucraina nell’alleanza atlantica, dopo l’annuncio ottimista del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il quale poche ore fa aveva dichiarato come certo l’ingresso di Kiev nel mondo occidentale.

Ma questa volta, l’alleanza dovrà scontrarsi non solo con Berlino, ma è anche la Casa Bianca a rimanere ambigua sulla mossa di Stoltenberg, nonostante il sostegno militare americano continui imperterrito per la causa della resistenza ucraina. Per ultimo, con il via libera all’invio delle bombe a grappolo, nonostante il divieto internazionale imposto nel 2008 e sottoscritto da 164 Stati (guarda caso, tra i firmatari non troviamo proprio Usa, Russia e Ucraina).

Secondo un funzionario della Nato, come riportato dal quotidiano britannico The Telegraph, la Germania prevede di invitare i membri al vertice dell’11 e 12 luglio a Vilnius a concentrarsi sull’aumento delle garanzie di sicurezza, piuttosto che su una potenziale offerta di adesione. E un’ipotesi potrebbe essere quella di una modifica del Membership Action Plan (MAP), il programma che aiuta i Paesi che aspirano ad entrare nell’alleanza a raggiungere gli standard richiesti, in termini di qualità delle istituzioni e dello Stato di diritto. Ma il punto cruciale rimane l’impossibilità, da parte della Nato, di dare il via libera per l’entrata a Paesi in stato di guerra: e l’Ucraina ovviamente risulta rientrare nel caso in questione.

Per approfondire:

Rimane chiaro, quindi, come un eventuale ingresso debba poi comportare l’applicazione dell’articolo 5 del trattato Nord Atlantico, in base al quale qualsiasi membro della Nato attaccato ha il diritto di richiedere l’intervento militare degli altri Paesi. Uno scenario che la Germania vuole scongiurare a tutti i costi, in quanto andrebbe a creare un contesto da escalation mondiale. Ed un parere simile è stato avanzato anche dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha già rimarcato di voler evitare una situazione in cui “siamo tutti in guerra”. In guerra con la Russia.

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